Milano - C'è un Salvini da battaglia, a bordo di ruspe con la felpa da combattimento leghista, e poi c'è un Salvini in camicia bianca più educata e neutra, che rimette insieme i pezzi del centrodestra (ma non gli piace chiamarlo così, suona vecchio). Ma c'è ancora un terzo Salvini, quello delle riunioni riservate coi suoi, molto più stratega e pragmatico di quanto non faccia trasparire dai suoi tweet bellicosi. Nel consiglio federale in via Bellerio, nel day after del nuovo «patto del tortellino» siglato a Bologna con Berlusconi e la Meloni, il leader leghista brinda con i suoi colonnellisi al bagno di folla (non certo i 100mila sbandierati, ma comunque piazza piena) e al ruolo conquistato dalla Lega nell'opposizione a Renzi. Ma la riflessione del quartier generale leghista va in una direzione diversa dall'immagine del leader che scalpita per prendere il comando del centrodestra e papparsi i voti degli alleati, riducendoli a comprimari della sua Lega nazionale lepenista.
La preoccupazione del «federale» leghista sembra esattamente opposta. «La notizia positiva uscita da Bologna è che il centrodestra si è ricompattato - racconta un leghista di primo piano - quella negativa è che Berlusconi non ci è apparso brillante, determinato e capace di trascinare la piazza come era in passato, e questo per noi è negativo. Perché Salvini non può prendere quei voti moderati che sono il bacino elettorale di Forza italia, e senza quelli, con un partito berlusconiano debole, anche le nostre chance di battere il Pd e anche l'aspirazione di Salvini a fare il premier diventano molto difficili da realizzare. Il rischio vero, se Berlusconi non riesce più a sfondare, è che quel voto moderato se lo prenda Renzi. Tutto dipende dalla capacità di Forza Italia di rilanciarsi e rinnovarsi, la Lega lo ha fatto, rischiando, ed è stata premiata da questo rinnovamento».
Insomma dalle parti di via Bellerio non sembrano preoccupati che gli altri partiti del centrodestra, in primis Forza Italia, possano crescere nei consensi, ma al contrario che non riescano a farlo abbastanza per portare il centrodestra (e la Lega) sopra la soglia percentuale necessaria per vincere le elezioni. A partire dalle prossime - decisive - amministrative da Milano a Bologna, a Genova e Torino. Lo schema a cui si lavora è un'alleanza su un programma comune e nuovo rispetto alle vecchie coalizione di centrodestra (Casa delle libertà, Pdl più Lega). La lista unica è un'ipotesi solo teorica, nel caso in cui non si riesca a modificare l'Italicum e il premio di maggioranza resti solo alle liste e non vada alle coalizioni. Uno scenario che verrà affrontato più avanti. Ora, dopo il patto del tortellino, le priorità sono due: coordinare le azioni parlamentari e trovare la quadra per le amministrative. Oggi Salvini scenderà a Roma, proprio per mettere a punto coi suoi capigruppo il tavolo di coordinamento Lega-Fi-Fdi sulla legge di Stabilità. Sul candidato sindaco di Milano Salvini si è dato tempo fino a gennaio, senza sciogliere la riserva neppure sulla sua stessa corsa per Palazzo Marino. Nel frattempo bisogna preparare i congressi nazionali (cioè regionali) per rinnovare i vertici del Carroccio, e preparare il congresso federale per i primi mesi del 2016.
Dove verrà modificato lo Statuto, ed eliminato dall'articolo 1 la dizione «Indipendenza della Padania» come finalità politica del Carroccio. Al posto della secessione, un progetto federale di macro-Regioni più adatto ad una Lega che cerca voti anche a Caltanissetta e Matera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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