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Salvini boccia l'asse con Prodi. Il 4 luglio in aula per il processo

È un solco che si apre sull'Europa e sul ricorso al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità: separa i sovranisti dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi

Salvini boccia l'asse con Prodi. Il 4 luglio in aula per il processo

È un solco che si apre sull'Europa e sul ricorso al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità: separa i sovranisti dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, è in difficoltà perché, come annunciato da lui stesso, per il 4 luglio prossimo è stato convocato dal tribunale di Catania per rispondere dell'accusa di sequestro di persona nel processo («incredibile» lo definisce lui) della nave della Marina militare Gregoretti: da ministro dell'Interno impedì per tre giorni lo sbarco di 131 passeggeri. Sia Salvini che la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, restano contrari all'intervento del Fondo salva Stati per contribuire a risolvere l'emergenza sanitaria italiana. Un'opposizione che si salda, oltre che con il no del premier Conte e di M5S, con l'allarme lanciato da 101 docenti, dalle università italiane alla London School of Economics alla Sorbona fino al francese Jean Paul Fitoussi e allo statunitense James K. Galbraith. «La parte più importante degli interventi anti crisi» scrivono tra l'altro gli economisti, «sia attuata con un intervento della Banca centrale europea».

Salvini utilizza lo spauracchio delle pensioni contro il ricorso ai fondi del Mes, il prestito senza condizionalità per finanziare il sistema sanitario. «Questo Fondo rischia di tagliarci le pensioni» sostiene il segretario della Lega a Radio anch'io. Evoca il governo Monti e il calcio: «Il Mes non è un derby Milan Inter. Non esiste un Mes senza condizioni. Berlusconi e Prodi possono dire quel che vogliono». Un modo di dissociarsi dall'asse («santa alleanza») tra i due ex premier, che intercetta buona parte del Pd e Idv. Meloni (come Salvini) chiede poi a Conte di far votare il Parlamento prima del Consiglio europeo, perché «ciascun partito e ciascun parlamentare possa assumersi la propria responsabilità».

A sostenere l'appello dei professori la senatrice di Fi e vicepresidente della commissione Affari esteri Stefania Craxi, che parla di «troika». Tra i riferimenti di chi contesta, l'articolo 7 del regolamento UE n.

472/2013 sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro, dove si dà al Consiglio la possibilità di deliberare interventi anche in futuro.

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