L'operazione di ricucitura è ancora alle prime battute. Le scorie generate dall'esito in chiaroscuro del vertice dei tre leader, la distanza tra il centrodestra di governo e quello di opposizione, il conflitto interno a Forza Italia nato dopo la sostituzione del coordinatore regionale lombardo che ha fatto scattare la dura presa di posizione di Mariastella Gelmini sono ostacoli che si frappongono all'orizzonte e rendono ancora poco visibile il traguardo di una vera fine delle ostilità.
I passi non possono che essere ragionati e cadenzati, non ci sono scorciatoie. Qualche segnale, però, inizia ad arrivare. Matteo Salvini, ad esempio, ospite di Porta a Porta rinuncia a gettare benzina sul fuoco e mette l'accento sulla necessità del centrodestra di marciare unito.
«Con Forza Italia c'è unità di vedute. C'è una collaborazione anche con Fratelli d'Italia in tutte le Regioni in cui governiamo insieme. Si va divisi in 5 capoluoghi su 26, sicuramente sbagliando, ci spiace che Fdi vada da sola a Parma, Viterbo e Catania perché io preferisco correre uniti», dice il leader della Lega. «Io penso che solo un centrodestra compatto possa essere credibile come forza di governo, non certo come M5S e Pd che ogni giorno dicono il contrario di quello che fanno». Parlando da Rieti, dove il candidato sindaco di Fratelli d'Italia è sostenuto dall'intera coalizione ma anche da una lista civica creata da esponenti renziani, Salvini rimarca: «Divisi si perde, uniti si vince. Io spero che Rieti possa essere un modello per tutta Italia». Sulla questione Gelmini il numero uno del Carroccio si schiera nuovamente dalla parte del presidente di Forza Italia. «Per Berlusconi provo grande affetto e stima. Uno la può pensare come vuole su di lui, ma ha fatto cose enormi nella vita. Ritengo abbastanza ingeneroso criticarlo».
Se in questi giorni era stato agitata nelle varie ricostruzioni l'idea di una sorta di fusione tra Lega e Forza Italia, anche in chiave difensiva rispetto alla crescita di Fratelli d'Italia, l'ipotesi viene stoppata sia sull'una che sull'altra sponda. «La Lega ha le sue caratteristiche che devono essere conservate» dice Erika Stefani, ministro leghista per le Disabilità. E Antonio Tajani, parlando a Coffee Break, si attesta sulla stessa linea. «Fusione con la Lega? No, no, noi siamo fieri della nostra identità, siamo parte del Ppe». Quanto a un possibile ingresso della Lega nel Ppe «è una scelta che deve fare la Lega». I rapporti con la Meloni e Fdi? «Ci sono cose su cui non c'è identità di vedute», ma il centrodestra va alle Amministrative «unito in 21 città capoluogo su 26: nelle restanti cinque ci ritroveremo al ballottaggio, si troverà un accordo come è sempre stato». Giorgia Meloni, parlando a Catanzaro, ribadisce la sua linea: «Noi chiediamo chiarezza, regole, rispetto e orgoglio. Non crederò mai al racconto per cui in Italia per essere presentabile tu devi andare a braccetto con la sinistra o governare con la sinistra. La conditio sine qua non per governare bene è rimanere nella propria metà campo».
Qualche segnale di pace arriva anche dai ministri di Forza Italia dopo la settimana difficile appena vissuta. Il fuoco certo non si è ancor spento, ma parlando con l'Adnkronos, Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini fanno sapere che questo è il momento di pensare solo a lavorare al meglio per il bene del Paese e in rappresentanza di Forza Italia nel governo Draghi.
L'obiettivo, secondo alcuni azzurri, è insomma quello di far decantare la situazione. Restano, però, le distanze tra Berlusconi e il suo ministro degli Affari regionali: allo stato non è in agenda nessun incontro chiarificatore tra i due.
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