Salvini dà lo sfratto al premier: "Stiamo arrivando"

Il segretario apre a Forza Italia: "Il centrodestra riparta dalla Lerga. Ma no ad Alfano"

Salvini dà lo sfratto al premier: "Stiamo arrivando"

Milano - La prima partita, quella contro Renzi alle amministrative, è finita con «una bella mazzata» per il Pd e un «risultato straordinario» per la Lega. Ora per Matteo Salvini si apre l'altra partita, quella per la leadership nel centrodestra, che dopo le vittorie inaspettate in Liguria e a Venezia vede di fronte a sé un premier non più imbattibile («Renzi stiamo arrivando!!!» twitta Salvini) e si riorganizza per ripetere l'exploit su scala nazionale. Il leader della Lega, forte dei numeri del suo partito - mai raggiunti, neppure dal migliore Bossi -, è convinto che il governo non arriverà al 2018, ma si voterà molto prima. «L'alternativa a Renzi si avvicina perché la sua poltrona traballa e inizia ad avere a paura». Le condizioni sono due. La prima: Alfano out. «Non sono per fare accordi a tutti i costi, le vecchie marmellate non mi interessano, non si può pensare di dare un colpo di telefono ad Alfano come nulla fosse. Chi chiama Alfano non chiama la Lega. Sconfiggere Renzi si può, ma con chi fa opposizione a Renzi, non con Alfano che è il suo scendiletto. Ncd, come Tosi, sono esperienze politiche ormai archiviate». Va detto che Salvini ha doti diplomatiche che nasconde bene dietro la felpa da leader senza compromessi. In Liguria ha accettato di ritirare il suo candidato governatore, Edoardo Rixi, per far vincere il forzista Toti, appoggiato anche da Ncd dell'odiato Alfano, così come a Venezia il vincente Brugnaro ha avuto l'appoggio di tutti, da Fi a Ncd fino, appunto, alla Lega. Quando in via Bellerio il leader leghista elenca i successi cita anche i Comuni dove hanno vinto candidati non della Lega ma di coalizione, come nella Arezzo, «a casa della signorina Boschi». Certo, a livello nazionale le alleanze hanno altro peso, e la tensione tra Salvini e Alfano resta altissima, difficile immaginare una qualche ricomposizione. Ma è ancora presto per escluderla.

L'altro paletto è sui rapporti di forza: «Nel centrodestra senza il traino della Lega oggi nessuno festeggerebbe. Se si parla di centrodestra che riparte si parla di un centrodestra che deve partire dalla proposta della Lega. L'obiettivo è dare un speranza concreta alla maggioranza silenziosa di italiani che non sono di sinistra. I flussi di queste elezioni dicono che la Lega recupera voti non solo a destra ma anche a sinistra, dal Pd, dal M5S e anche dall'astensione. Mi vanto di riuscire a parlare a tutti in modo trasversale. Quando si voterà saremo l'unica alternativa credibile a Renzi». Un faccia a faccia con Silvio Berlusconi è previsto nelle prossime ore, per trovare un allineamento sul tema Ue. «Ho in programma un incontro con Berlusconi per capire se possiamo ragionare assieme ad esempio sull'Europa, dove Forza Italia sta col Pd di Renzi. Se votasse domani la Lega andrebbe da sola perché c'è ancora troppa distanza con Forza Italia su temi come l'Europa, l'euro, la difesa del made in Italy...

Chi guiderà la coalizione? Lo sceglieranno le primarie. In Europa Forza italia sta con Renzi. Ne parlerò con Berlusconi». Con la Lega appuntamento domenica a Pontida, attesi 200 pullman, il doppio dell'anno scorso. Anche questo un segnale.

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