A Matteo Salvini è riuscito lo strike. In un colpo va al governo con un ruolo di prestigio, sbaraglia ogni concorrenza nel centrodestra facendo di Fdi un suo satellite e confinando Berlusconi all'opposizione, erode consensi anche a Di Maio, stracciato in tattica e astuzia nella logorante partita delle consultazioni. Per l'ex leghista in felpa, che prese il Carroccio ai minimi storici dopo gli scandali e le ramazze, è il coronamento di una parabola ascendente durata quattro anni. Partito con il ruolo di numero due nel tandem con il M5s (17% a 32% il rapporto uscito dalle urne), il leader della Lega è riuscito a pilotare la crisi e intestarsi la battaglia per la «libertà italiana» contro i diktat dei «poteri forti internazionali», impuntandosi sul nome di Savona e minacciando di far saltare il banco, costringendo così i Cinque Stelle a rincorrerlo nel campo sovranista (finendo col tirare la palla in tribuna, con la sparata dell'impeachment). Se Di Maio ha dato prova di inesperienza, cambiando posizione ogni giorno, Salvini ha tenuto la barra dritta con un messaggio chiaro (il nome di Savona deve esserci, altrimenti si vota), misurandosi in un braccio di ferro con il Quirinale, solleticando il campanilismo italico e la tifoseria antitedesca. Una strategia che, stimano i sondaggi, lo sta premiando. Secondo YouTrend il Carroccio sfiora il 24% dei consensi, 6,5 punti in più rispetto alle politiche, mentre M5s flette al 31,2% con un calo di un punto e mezzo. Ancora più profonda invece la distanza della Lega da Forza Italia (doppiata) e dalla Meloni, che varrebbe circa un sesto della Lega.
Con una giocata rischiosa (l'azzardo di allearsi con i Cinque stelle, poco affini all'elettorato leghista radicato al nord) Salvini riesce a prendersi il banco. Governa con il M5s ma si tiene aperto il piano B, la vecchia coalizione di centrodestra di cui è ormai leader indiscusso. Poi, si prende una casella chiave nell'esecutivo ma conserva la possibilità di prenderne le distanze, essendo il premier espressione del M5s, non sua. Infine assume il ruolo più congeniale alle battaglie che gli hanno portato voti (immigrazione, sicurezza, legittima difesa) e che, da ministro dell'Interno, potrebbero ulteriormente rafforzarne la leadership. Non è un caso che il leader della Lega si sia attirato giudizi positivi ed elogi alla sua abilità anche da osservatori molto lontani dalla Lega (dagli attori di sinistra al Fattoquotidiano.it), mentre la trincea contro l'austerity di Bruxelles trova sponde anche a sinistra.
Tra le dirette Facebook dal tetto della Camera ai comizi «tra la gente» mentre lo attendono a Roma («Vado a Sondrio» la sua risposta ai cronisti appena uscito dal summit a Montecitorio con Di Maio e Conte), Salvini si è giocato la partita anche sul piano della comunicazione, terreno per lui familiare. «Ultime ore di lavoro per il governo, ce la stiamo mettendo tutta! Intanto la cronaca ci riporta alla dura realtà, con un immigrato che spenna i piccioni in pieno giorno e in mezzo alla strada... A casa!!!» il messaggio ieri, con il video di un immigrato a Roma alle prese con il volatile. Poco dopo l'aggiornamento social sull'accordo di governo raggiunto: «Impegno, coerenza, ascolto, lavoro, pazienza, buon senso, testa e cuore per il bene degli italiani. Forse finalmente ci siamo, dopo tanti ostacoli, attacchi, minacce e bugie». Nella squadra di governo ha piazzato il fidato Giorgetti in una casella chiave per il funzionamento della macchina governativa, alla Presidenza del Consiglio come sottosegretario (il ruolo che aveva Gianni Letta con Berlusconi, e la Boschi con Renzi e Gentiloni). E poi un altro ministero che interessa per l'espansione leghista anche al Sud, quello delle Agricoltura. Un
Salvini avrà un piede anche a
Palazzo Chigi come vicepremier, carica omologa a quella di Di Maio. La Isoardi, quasi first lady, lancia messaggi romantici su Twitter: «È da quando muoio dalla voglia di rivederti che penso che qui c'è di mezzo l'amore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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