Salvini lancia Stefani per il dopo Zaia e avverte gli alleati. "Se serve anche soli"

Il leader a sorpresa al raduno avverte: "Vogliono cancellarci, non riusciranno"

Salvini lancia Stefani per il dopo Zaia e avverte gli alleati. "Se serve anche soli"

Lo davano per disperso. Dopo una giornata difficile trascorsa al pronto soccorso di Chiari, in provincia di Brescia, per una colica renale. E invece poco prima delle 19, Matteo Salvini ricompare sul pratone di Pontida per la storica festa della Lega. Aveva annullato tutti gli impegni, ma alla fine arriva, ancora un po' pallido e tirato, per benedire la kermesse dei giovani, in attesa dei big previsti per oggi. "Quando i medici mi hanno dimesso - è l'esordio - mi hanno raccomandato il riposo. Ma voi siete il mio riposo". Ovazioni, cori e foto a raffica sotto il tendone che è il cuore della prima giornata.

Poco prima, dal palco aveva parlato Alberto Stefani, probabile candidato del centrodestra alle prossime regionali, anche se probabilmente Giorgia Meloni attenderà il responso delle urne nelle Marche per formalizzare la scelta. Il leader della Lega non si lascia scappare l'occasione e offre il primo dato politico della manifestazione: "Spero che l'anno prossimo Alberto Stefani venga a Pontida con la maglietta del Leone di San Marco da governatore del Veneto. Sarebbe - a 32 anni- il governatore più giovane d'Italia. La sinistra parla dei giovani, noi sui giovani puntiamo". È un quasi annuncio. E chissà che stamattina non si assista sul pratone ad una sorta di staffetta simbolica tra Luca Zaia e quello che qui tutti considerano il suo erede. Si vedrà.

Poi il segretario tira un paio di frecciate alla stampa e al segretario del Pd: "I giornalisti ci hanno chiesto perché le magliette per Charlie Kirk sono nere e se era un messaggio politico. Ma se stai commemorando qualcuno che non c'è più, le fai fucsia le magliette? Diciamo che noi non abbiamo gli armocromisti che ha la Schlein, noi ce lo organizziamo da soli il look". Punture. Nostalgia e il rapido bilancio di un lungo pezzo di storia e di tante battaglie: "Ci vedono come un corpo estraneo da cancellare da trent'anni, ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno". E l'avvertimento: "La Lega è la Lega. Se serve soli contro tutti". Striscioni e manifesti ricordano Charlie Kirk Le magliette freedom spopolano, ma le discussioni sul politically correct aprono passaggi imprevisti e arrivano a mete fuori dai radar.

Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione introdotto da Giovanni Sallusti, racconta un dialogo surreale avvenuto in una classe: "Un'insegnante ha detto ad una ragazza che aveva il cellulare acceso di spegnerlo. Lei ha risposto con un no secco. La professoressa ha insistito e allora la studentessa ha replicato dura: Io non riconosco la tua autorità". Il ministro fa una breve pausa e si capisce che il peggio deve ancora venire: "A questo punto la professoressa è andata dalla preside che l'ha ascoltata e ha allargato le braccia: Faccia quello che può. Ecco - si anima Valditara - sono stufo di frasi così". Il ministro viene travolto da una standing ovation mentre mette in fila i bulloni della sua riforma: dal ritorno del voto in condotta al recupero del nome maturità, per un esame che era scivolato verso una dizione neutra e corretta. "Noi - attacca - non siamo come quelli che pensano che gli imprenditori sfruttano gli studenti. Noi non siamo per la decrescita felice e lasciamo al massimalismo della Cgil e a un'opposizione che ha gli stessi slogan del vecchio Partito comunista, di essere passatisti. C'è una sinistra - è la conclusione che vira verso l'attualità e i veleni di questi giorni - che cerca di delegittimare l'avversario politico".

I giovani quasi lo portano in trionfo, mentre i cori scatenati celebrano il Capitano, Matteo Salvini, e il generale, Roberto Vannacci, altra star del pomeriggio. Oggi ci saranno i governatori e alcuni leader stranieri, come Santiago Abascal e Jordan Bardella.

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