Salvini scuote il centrodestra «Pronti a governare da soli»

Il leader del Carroccio rompe gli indugi e prova a stanare Di Maio: se continua a fare i capricci, ci penseremo noi

S e la sintonia governativa fatica a decollare, l'asse parlamentare tra Lega e Movimento Cinquestelle continua a reggere. Una geometria variabile che non lascia ancora intravedere la quadratura del cerchio. Il risultato più evidente è la nomina di Nicola Molteni a presidente della Commissione speciale della Camera. «Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono sentiti al telefono e con spirito di collaborazione per rendere operativo il parlamento al più presto, hanno concordato di votare domani (oggi per chi legge ndr) alla presidenza della commissione speciale della Camera il deputato della Lega Nicola Molteni». Una comunicazione arrivata attraverso una nota stampa congiunta dove per la prima volta vengono affiancati esplicitamente i nomi dei due leader, quasi a voler sottolineare l'intesa personale tra i due leader. In sostanza una decisione che certifica la ripresa della collaborazione Cinquestelle-Lega alla vigilia del secondo round di consultazioni al Quirinale.

La nomina del leghista Molteni e non di Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, rappresenta senz'altro una piccola sorpresa. La scelta di non coinvolgere il numero due del Carroccio potrebbe essere collegata alla ricerca di un terzo nome di area centrodestra per la presidenza del Consiglio. Di certo Salvini - che l'agenzia Bloomberg ieri «vedeva» come premier incaricato - fa mostra di voler accelerare. E per la prima volta lascia balenare la possibilità di accettare un pre-incarico anche in assenza di numeri certi. «Il centrodestra deve dialogare con i secondi arrivati, se i secondi arrivati ci stanno a ragionare ed essere responsabili, evviva, si parte» dice il leader leghista a Terni. «Altrimenti le vie sono due, escludendo un accordo contro natura M5s-Pd: o le elezioni, dove sentendo l'aria che tira vinciamo da soli e non abbiamo problemi di veti e capricci a cui sottostare. Oppure, extrema ratio, ci facciamo carico di tutto noi».

«Noi andremo da Mattarella a dire una cosa chiara: il centrodestra è la forza che ha preso più voti dagli italiani. Speriamo che anche altri abbiano voglia di ragionare, di costruire, di dialogare. Se vuoi costruire non puoi metterti sul piedistallo e dire a mò di Alberto Sordi: Io sò io e voi siete poco», dice il leader del Carroccio, che si dice «onorato domattina di fare il presidente del Consiglio perché ho idee, forza, la squadra e la libertà per cambiare le cose. Mi metto a disposizione. Spero che anche quelli del M5s dimostrino di avere voglia di governare veramente. Se continuano con i veti e i capricci, vuol dire che non hanno voglia di governare. Siamo in grado di farlo anche da soli, se è il caso». E poi ancora su Facebook: «Oggi ho chiamato Di Maio per cercare di accelerare i tempi dell'operatività di Camera e Senato. Dialogherò con tutti pur di fare le cose che voi ci avete chiesto. Ma Di Maio deve scendere dal piedistallo, deve smettere di dire io, io, io... Lui dice io, noi diciamo noi e voi. Con umiltà, con buon senso, con la voglia di cominciare a lavorare il prima possibile».

In ogni caso «chi vota in Molise come in Friuli, sappia che votando Lega può darci una mano ad accelerare la nascita del governo. Se la Lega e il centrodestra vinceranno vedete che il governo arriva in fretta e qualcuno abbassa la cresta».

Di certo in questa guerra di nervi Alessandro Di Battista che ritira fuori un attacco virulento degno dei tempi dell'antiberlusconismo d'antan non contribuisce al dialogo. Rendendo più complicato l'accordo con il centrodestra unito.

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