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Salvini, sfida sovranista. "Nuovo gruppo in Europa con Orban e polacchi"

I Conservatori della Meloni: ci siamo già noi. E il Capitano torna ad attaccare sui migranti

Salvini, sfida sovranista. "Nuovo gruppo in Europa con Orban e polacchi"

È il suo compleanno, ieri erano 48, e Matteo Salvini cerca visibilità internazionale. O almeno la trova, dal momento che parla di Mario Draghi come «risorsa» per il Quirinale, torna a alzare i toni sull'immigrazione e annuncia durante un'intervista su Facebook a Annalisa Chirico il suo desiderio di dar vita a un nuovo gruppo al Parlamento europeo «con polacchi e ungheresi». Sembra un amo lanciato per vedere l'effetto che fa.

Un passo «sovranista» che suona anche come una sfida a Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori europei ben salda nel suo incarico, perché Salvini guarda agli ungheresi di Viktor Orban, cui è vicino, ai polacchi di Jarosaw Kaczynski e più in generale a Est. C'è chi interpreta la proposta come «un gruppone» con i Conservatori. È il caso del Rassemblement national di Marine Le Pen, che oltre a fare gli auguri a «Matteo», fa sapere di essere interessata all'alleanza. Un modo di ricordare che esiste, che una parte della Lega è sulle sue posizioni, e che non gradirebbe di rimanere esclusa dalle danze.

Intorno alla Le Pen e alla Lega, in Europa, è stato creato un «cordone sanitario» che le impedisce di incidere. Inoltre, per il partito di Salvini è anche la consistenza del gruppo di 27 europarlamentari (ne ha persi due) a rendere difficile una nuova collocazione. Da qui l'idea di dar vita a un gruppo ex novo. Non mancano però gli ostacoli, anche interni: in Id, pur marginalizzati, i leghisti in Europa hanno ruoli chiave ai quali è difficile rinunciare. Senza dire che la gran parte degli europarlamentari continua invece a guardare verso il Ppe.

Nel nuovo gruppo dovrebbe entrare il Viktor Orbàn dei «pieni poteri», allontanato dal Ppe, o Jarosaw Kaczynski (più vicino a Fdi) cui aggiungere esponenti di altri partiti conservatori dell'Est. Ma, al di là della presenza ingombrante di Marine Le Pen, è tutt'altro che chiaro quale sia la strada da percorrere, dopo che il tentativo di avvicinamento al Ppe, cui lavora soprattutto il numero due del partito e titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti, al momento è fallito.

Se fosse un progetto concreto, sarebbe comunque a lunga scadenza, anche perché servono parlamentari di almeno un quarto degli Stati membri e gli equilibri sono instabili.

Rimane la sintonia con il premier ungherese Orbàn, che non è ancora entrato in Ecr, il partito di cui Giorgia Meloni è presidente e Raffaele Fitto copresidente del gruppo parlamentare. L'uscita di Salvini provoca le loro reazioni. «Il gruppo Ecr è la vera casa dei conservatori - fanno sapere fonti interne - ed è aperto a coloro che lo considerano loro dimora politica, incluso Fidesz di Orbàn». Il gruppo ungherese (12 europarlamentari), se da un lato alletta per il peso, dall'altro può spostare gli equilibri dei Conservatori, anche perché Fdi con i suoi 7 europarlamentari e con il ruolo crescente della Meloni ha una collocazione definita.

«Mi sembra evidente che un certo tipo di Ue, e la questione vaccini lo dimostra, fondata su criteri e canoni vecchi non sia in grado di rispondere alle esigenze del 2021» dice intanto Salvini. Sull'immigrazione, altro tema centrale in Europa, torna ad alzare la posta: «L'Italia, soprattutto in pandemia e con molti cittadini costretti a casa, non può permettersi sbarchi a raffica, clandestini a spasso e illegalità».

Conclusione: «Intendo confrontarmi al più presto con il presidente Draghi e il ministro Lamorgese per trovare soluzioni».

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