Salvini si sente già il leader: «Ho pronte giacca e cravatta»

Il segretario della Lega: «Siamo noi l'alternativa al governo Renzi Berlusconi? Non devo convincerlo, è un uomo saggio e sa contare»

Dalle felpe geolocalizzate, alla t-shirt con «Ruspa in azione» (quella per radere al suolo i campi rom e il buonismo aristo-dem), fino all'abito serio, giacca e cravatta da prossimo leader dei moderati. Ce l'ha, non la mette mai, ma ce l'ha. «Sono pronto a sfidare Renzi domani mattina. A casa ho una giacca, una camicia bianca ed una cravatta che posso usare, ho perfino uno smoking» scherza Matteo Salvini di mattina in tv, dopo la notte di fuochi d'artificio elettorali e mezz'ora di sonno. La Lega terzo partito nazionale, più del 20% in Liguria (in alcune province, come Imperia, primo partito in assoluto, sopra Pd e M5S), roba da 40% in Veneto se si somma alla lista Zaia, tra il 13% e il 16% (secondo partito) nei feudi rossi del Centro (Umbria, Marche, Toscana), triplicata quando non quadruplicata. Molto oltre i picchi della Lega di Umberto Bossi, quella dei record del '96 e poi del 2010.

«Gli italiani con il voto hanno deciso che il programma alternativo a Renzi è quello della Lega» dice Salvini. Il messaggio è chiaro: l'anti-Matteo (Renzi) è solo l'altro Matteo, la soluzione per la nuova leadership del centrodestra è già indicata dalle urne. Salvini, però, vuol farlo dire alle percentuali: «Non devo convincere Berlusconi che sia io il leader, ce ne possono essere di migliori di me. Ma Berlusconi è un uomo saggio, sa leggere i numeri, il voto esprime bene a chi va la fiducia. Saranno gli italiani poi a scegliere con le primarie chi dovrà sfidare Renzi». Le primarie di centrodestra, di cui però Berlusconi diffida (anche se ultimamente ha aperto, purché «regolamentate da una legge dello Stato»). Ma l'altro nodo è insieme con chi. Il segretario leghista non è interessato a «minestroni, frittate, al tutti insieme appassionatamente». Tiene aperto il cantiere, ma con divieti precisi. «Certamente no a chi governa con Renzi, per una questione di logica». Se per Berlusconi (che «i voti li ha, dove più dove meno ma li ha») le porte «non sono aperte ma spalancate», per Alfano invece sono chiuse coi serramenti blindati: «Nel centrodestra è emerso chiaramente che Alfano è democraticamente portato a fare altro nella vita rispetto al ministro dell'Interno. Ncd veleggia sull'1,5%, delle considerazioni di Alfano e Quagliariello mi occuperò a ferragosto».

Porte chiuse anche per «chi ha tradito», la locuzione che Salvini usa per riferirsi a Flavio Tosi («É acqua passata, faccia bene il sindaco per il tempo che gli resta»), che racimola un magro 5,7% con la sua Lista Tosi in Veneto, terzo anche nella sua Verona. Quando a Salvini comunicano la dichiarazione dell'ex segretario della Liga veneta che sembra pensare ad un'alleanza («Si può provare a rimettere insieme il centrodestra di una volta, e senza la Lega nord non è possibile»), la risposta del leader è irriferibile nella sua completezza: «Ma si levi dai co...».

Mentre si prepara il raduno di Pontida il 21 giugno (in contemporanea si terrà anche il congresso federale per risolvere alcune questioni, a partire dalla segreteria del Veneto), una Pontida con, per la prima volta, consiglieri regionali leghisti da Toscana, Umbria e Marche, si lavora ai ballottaggi comunali dove la Lega è in corsa (da Faenza a Lecco), fino al Sud. Dove lo sbarco resta più difficoltoso. Il 2,2% di «Noi con Salvini» alle regionali in Puglia viene accolto come un buon risultato da Salvini (circa 38mila voti), visto che triplica i voti presi dalla Lega in Puglia alle ultime europee (9mila), ma certo non è clamoroso. Si attende la Sicilia, dove votano i comuni. Qui il segretario nazionale di «Noi con Salvini», l'on. Attaguile, è convinto di un successo: «Siamo al 10% in quattro comuni tra cui Agrigento (feudo di Alfano, ndr ), attorno al 3% in altri tre». Latitudini ancora da esplorare. Ma ad un leader nazionale in pectore tocca provarci.

I consiglieri eletti in Veneto a supporto del governatore leghista Luca Zaia. In totale i seggi sono 51

Il risultato ottenuto dalla Lega in Liguria, che si afferma come terzo partito regionale dopo Pd e M5S

di Paolo Bracalini

Milano

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