"Salvini è un terrorista". L'affondo di Gualtieri scatena le opposizioni

Il ministro contro il leader leghista. Che passa al contrattacco sul Mes: raccolte 400mila firme

"Salvini è un terrorista". L'affondo di Gualtieri scatena le opposizioni

L'attacco è diretto, le parole dure: «Cinismo», «campagna terroristica», «scarsa credibilità». E una manovra economica che certo non è un granché, ma se la coperta è così corta la colpa non è della maggioranza, o almeno non certo del Pd: è di chi ha lasciato da pagare a questo governo «i conti del Papeete».

Il ministro dell'Economia, il dem Roberto Gualtieri, chiusa l'interminabile trattativa con i suoi alleati, va in tv e spara a zero sul capo della Lega nonché dell'opposizione. Matteo Salvini, ospite di Lucia Annunziata nella stessa trasmissione (e oggetto di un lapsus della giornalista, che vedendolo vestito in dolcevita nero come Juliette Greco ai tempi dell'esistenzialismo e sospettando un travestimento per sedurre il voto di sinistra in Emilia, gli chiede: «Ci spiega perché si è messo quel coglioncino?»), annuncia giubilante di aver raccolto «quattrocentomila firme contro il Mes» (ancorché virtuali e non certificate). Gualtieri contrattacca: la discussione sul trattato, peraltro messo a punto dal governo grillo-leghista, «è avvenuta in un contesto in cui la Lega, Salvini e Borghi con cinismo hanno iniziato a fare una campagna terroristica per spaventare le persone». Campagna alla quale, omette di aggiungere, si è immediatamente accodato il principale partito della maggioranza, i Cinque Stelle di quel Di Maio che, su quasi tutti i temi, Europa inclusa, la pensa esattamente come il suo ex carissimo alleato.

La partita peraltro non è ancora chiusa: tra oggi e domani, si aprirà una defatigante maratona di trattative tra Pd e grillini per mettere a punto una risoluzione comune sul Mes da votare in Parlamento dopo le comunicazioni di Conte. «Sicuramente troveremo una convergenza, non esiste la possibilità di risoluzioni separate», assicura il Cinque Stelle Sergio Battelli, presidente della commissione politiche Ue della Camera. Ma la linea salvinian-sovranista di Di Maio e Di Battista è tutt'altro che isolata, e le possibilità di inciampo per la maggioranza non mancano.

Per questo le opposizioni provano a tenere alta la tensione, consapevoli delle spaccature rossogialle e della fragilità di nervi dei grillini, in larga misura assai sensibili ai pifferai sovranisti e anti-euro. Salvini fa bombardare le agenzie di comunicati trionfali che annunciano regione per regione le cifre mirabolanti di firme raccolte sul documento «abbasso il Mes»: «Un segnale di cui il governo non potrà non tenere conto», dice l'ex ministro leghista Fontana. Tuona Salvini: «Difenderemo la patria contro le bugie di Conte e del suo governo». E aggiunge malizioso: «Ci sono tanti eletti ed elettori dei Cinque stelle che sono coerenti, anche se qualcuno sta cambiando idea per amore di poltrona».

Gualtieri rivendica i «miglioramenti» ottenuti dal governo in Europa, rivela (incastrandolo) di aver ricevuto «un sms di ringraziamento di Di Maio» per i risultati incassati, e si augura che la risoluzione sia votata da «tutte le forze responsabili, anche non della maggioranza».

Da Forza Italia però Mariastella Gelmini si accoda a Salvini, che annuncia il voto contrario a qualsiasi apertura al Mes: «Gualtieri minimizza superficialmente, e sbaglia. Il trattato, così come concordato da Conte in Europa, rappresenta un pericolo per il nostro paese. Serve bloccare la firma e riaprire la trattativa con l'Ue».

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