Sarkozy a processo per corruzione. Prima volta di un presidente francese

Rinviato a giudizio per aver cercato di strappare informazioni a un magistrato della Cassazione offrendo un posto di prestigio

Sarkozy a processo per corruzione. Prima volta di un presidente francese

Una prima assoluta per un presidente francese. Nicolas Sarkozy finirà sotto processo a Parigi per «corruzione» dopo che la Corte di Cassazione ha rigettato gli ultimi ricorsi presentati dall'ex capo dello Stato, dall'avvocato Thierry Herzog e dall'ex magistrato Gilbert Azibert per evitare di finire alla sbarra per corruzione e traffico di influenze.

Nulla di fatto. Nei prossimi mesi i magistrati cominceranno con le udienze, che dovrebbero tenersi, con molta probabilità a Parigi.

È la prima volta che un ex presidente francese viene rinviato a giudizio per corruzione. Secondo l'accusa, Sarkozy avrebbe cercato di ottenere informazioni da un magistrato della corte di Cassazione in cambio di una raccomandazione a favore del giudice per un incarico nel principato di Monaco, alla fine mai arrivato. Anche il magistrato, Azibert, e l'avvocato che avrebbe fatto da tramite, Herzog, sono stati rinviati a giudizio per «violazione del segreto professionale». La vicenda risale al 2014: Sarkozy, che allora non era più presidente, avrebbe cercato di ottenere da Azibert delle informazioni sulla restituzione di sue agende, sequestrate nell'ambito dello scandalo Bettencourt. Lo scandalo riguardava presunti finanziamenti alla campagna elettorale di Sarkozy da parte di Liliane Bettencourt, erede del colosso L'Oreal e fra le donne più ricche di Francia. Gli inquirenti vennero a conoscenza della faccenda grazie a intercettazioni telefoniche dell'ex capo di Stato nel quadro dell'inchiesta su un presunto finanziamento libico per la campagna elettorale di Sarkozy nel 2007. Si scoprì che l'ex presidente e il suo avvocato comunicavano con telefoni cellulari acquistati con false identità. Sarkozy aveva usato quella di Paul Bismuth.

La notizia arriva proprio mentre, su tutt'altro fronte, un altro gigante francese, il «re» Michel Platini, è finito martedì in stato di fermo, anche lui con l'accusa di corruzione, per presunte tangenti pagate dagli emiri in modo da potersi assicurare il voto favorevole di Platini, e della Francia, e strappare - come poi è avvenuto - il mondiale di calcio Qatar 2022. Anche in quel caso, una delle cene in cui ci si sarebbe accordati viaggia dritto all'indirizzo dell'ex capo dello Stato, Nicolas sarkozy. Perché fu proprio durante un pranzo all'Eliseo - era il 23 novembre 2010 - che Platini, vicepresidente Fifa, discusse alla presenza dell'emiro del Qatar A-Thani e dello stesso Sarkozy, l'acquisto del Paris Saint Germain da parte del Qatar Sports Investments, in cambio della promessa del voto favorevole al Qatar (invece che agli Usa), come poi avvenne, tagliando fuori gli Stati Uniti. È possibile che l'inchiesta, prima o poi, coinvolgerà l'ex presidente.

E sono già abbondanti i guai giudiziari con cui il presidente ha a che fare. Rinviato a giudizio nel febbraio 2017 per l'affaire Bygmalion, finanziamento illecito della campagna elettorale del 2012, sotto inchiesta anche per la campagna presidenziale del 2007, per il sospetto che abbia ricevuto fondi dall'ex raìs libico Muammar Gheddafi. Poi c'è l'affare Karachi su contratti di acquisto armi firmati dal governo Edouard Balladur con Arabia Saudita e Pakistan nel 1995, quando Sarkò era ministro del Bilancio. Nel processo, l'ex presidente è «testimone assistito», una via di mezzo tra semplice testimone e indagato.

Una decina di casi giudiziari in tutto, sette dei quali ancora in corso, qualcuno sfociato in un «non luogo a procedere» come quello sul traffico d'influenza, per il quale era finito in custodia cautelare il primo luglio 2014.

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