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Saviano fa il capopolo. Via al soccorso rosso allo squadrismo contro la ministra

Dopo gli attacchi al Salone del libro di Torino, l'intellighenzia di sinistra rincara la dose: "Roccella se l'è cercata". E lei: "Ecco il fascismo dell'antifascismo"

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La ministra se l'è cercata. Contestarla è il sale della democrazia. E poi che ci faceva al Salone del libro? Solo perché ha pubblicato un libro (tra l'altro sulla sua famiglia, il padre Franco Roccella, tra i fondatori del Partito Radicale, non su aborto o famiglie omosessuali)? La sua presenza è una chiara provocazione. Hanno fatto bene a non farla parlare. E poi zittire un ministro di centrodestra è un atto di libertà (zittire invece un ministro Pd sarebbe fascismo). Il soccorso esterno alle nazi-femministe che hanno impedito alla Roccella di parlare a Torino hanno trovato subito il soccorso esterno dei giustificazionisti pronti a difenderle, a costo di sostenere le motivazioni più fantasiose e incredibili. In testa c'è Roberto Saviano, ormai preso nel ruolo immaginario di perseguitato dal governo («intuisco di essere nel mirino»). Lo scrittore, con enfasi retorica da resistenza al totalitarismo, arriva a dire che la colpa è della Roccella, perché «le sue parole sono vere e proprie provocazioni e quindi la contestazione entra in questa dialettica». Un ribaltamento coerente con il martellamento sul regime fascista di ritorno su cui campa la propaganda, di cui Saviano si è fatto megafono. Al limite della paranoia, visto che considera un attacco alla libertà di espressione in Italia il fatto di essere stato querelato dalla Meloni, da lui definita «bastarda», e da Salvini, da lui definito «ministro della malavita». Legittime critiche, secondo lui, non diffamazioni (deciderà il giudice). Il passaggio dell'amico Fazio a Discovery (dove guadagnerà ancora più che in Rai, 10 milioni di euro in quattro anni) è ovviamente una «epurazione», dice Saviano, l'agguato alla Roccella invece è pura democrazia. «Li chiameranno compagni che sbagliano. Tutto orrendamente già visto» nota Francesco Storace su Twitter, mentre Nicola Porro nella sua Zuppa sui social ricorda l'atteggiamento giustificazionista degli intellettuali di sinistra con le Br negli anni di Piombo.

Ma è lo stesso Pd ad essere su quella linea. Per la segretaria Elly Schlein il governo ha un «surreale problema con il dissenso». Cioè il problema non è chi impedisce la presentazione di un libro al Salone del Libro, ma la ministra che non si è complimentata per essere stata zittita. Parole che hanno colpito la Roccella: «Questo è il fascismo degli antifascisti».

Ma andiamo avanti. Nel coro dei fiancheggiatori degli squadristi ecco Selvaggia Lucarelli, già giudice di Ballando con le stelle, da poco tornata al Fatto, secondo la quale «se un ministro ha idee retrograde e pericolose, in cui una parte della società non si riconosce, è sacrosanto che attivisti e semplici cittadini portino le proprie istanze all'attenzione pubblica. È una conflittualità necessaria». Di più, benemerita. Anche la scrittrice Michela Murgia, attivissima sul fronte delle coppie Lgbt, giustifica l'assalto. Intervistata su RaiTre da Massimo Gramellini, che le porge la parola ricordando che «la democrazia è anche ascolto e confronto» mentre le attiviste non hanno voluto dialogare, spiega: «Contestare un ministro è un fatto democratico, la ministra Roccella in questi mesi ha fatto molte cose che hanno cambiato la vita delle famiglie non tradizionali, che pagano quotidianamente le conseguenze di queste leggi, quindi è normale che siano arrabbiate a vadano a dimostrarlo».

A sinistra l'unica voce che si leva è quella del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo (Pd), che solidarizza con la Roccella «per l'episodio increscioso che le ha impedito di esprimere la sua opinione, lei come tutti gli altri esponenti del governo, è sempre la benvenuta per quando vorrà tornare a Torino nel corso di successivi appuntamenti».

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