Scambio di territori e rinunce reciproche. Corea e Finlandia i modelli di accordo

Per arrivare al cessate il fuoco, cresce l'ipotesi di congelare la linea del fronte

Scambio di territori e rinunce reciproche. Corea e Finlandia i modelli di accordo
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Il summit in Alaska punta a trovare una via d'uscita dalla guerra in Ucraina. Il primo obiettivo è un cessate il fuoco, ma gli accordi (im)possibili vanno dalla soluzione coreana, congelamento dell'attuale linea del fronte, finlandese con scambio di territori a quella kaputt, inaccettabile, con l'Ucraina amputata e demilitarizzata.

Il presidente americano, Donald Trump, vuole strappare a Vladimir Putin un cessate il fuoco, che lo Zar potrebbe accettare se collegato ad uno scambio "terra per terra", come riportano i media russi nelle ultime ore.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, entrerà in gioco in un secondo vertice, probabilmente a tre con Trump e Putin, forse in Italia, per ratificare l'accordo. Gli ucraini, spalleggiati dagli europei, vorrebbero una soluzione "coreana" ovvero un congelamento del conflitto sulla linea del fronte. In pratica un cessate il fuoco immediato e poi si discute su tutto il resto.

Sul 38º parallelo la tregua in Corea regge ancora oggi senza che sia stato firmato alcun trattato di pace definitivo. E sicuramente a guadagnarci non è stato il Nord con una dittatura che affama la gente pur di avere l'arsenale nucleare, mentre il Sud è avanzato fra i paesi più industrializzati al mondo. Lo stesso potrebbe capitare per l'Ucraina.

I russi, però, non accetteranno un cessate il fuoco svincolato dallo scambio di territori. "Il punto di partenza sarà sempre lo stesso: ottenere qualcosa di simile alla Taurida, antico governatorato dell'impero russo, con tutte le regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson", spiega una fonte occidentale del Giornale a Mosca. "Poi però troveranno il punto di caduta sugli attuali territori conquistati, compresa la Crimea, lungo la linea del fiume Dnper e quello che resta del Donbass" aggiunge la fonte "altrimenti Putin non si sarebbe mosso per andare in Alaska". In pratica gli ucraini dovrebbero ritirarsi dal 20-25% della regione di Donestsk, dove i russi stanno avanzando, e otterrebbero in cambio le fette settentrionali nella zona di Sumy e Kharkiv ancora in mano a Putin. Questo sarebbe l'accordo concordato a grandi linee con l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, che ha portato al summit in Alaska una soluzione in parte simile a quella "finlandese" descritta sul Giornale da Luigi Guelpa. Durante la Seconda guerra mondiale Stalin invase la Finlandia e si trovò davanti ad un'inaspettata resistenza come quella ucraina. Alla fine i finlandesi rinunciarono al 20% del territorio, circa quello che Kiev rischia di perdere, in cambio dell'indipendenza. E di una neutralità che è durata fino all'invasione russa del 2022.

La terza ipotesi caldeggiata a lungo dal Cremlino di un diktat che comprenda la perdita delle intere quattro regioni, demilitarizzazione e uscita di scena di Zelensky sembra tramontata, ma restano grandi interrogativi sugli allegati dell'accordo di cessate il fuoco.

Putin vuole un impegno, nero su bianco, che l'Ucraina non entri nella Nato probabilmente per 99 anni. La strada verso l'Unione europea rimarrà aperta, ma un altro nodo sarà la forza dell'esercito di Kiev e le garanzie di sicurezza europee e forse americane considerate cruciali dagli ucraini. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, le elencava in un'intervista al Giornale, dopo tre anni di guerra: "Primo, un sistema anti missile e anti aereo, secondo, missili puntati su obiettivi strategici in Russia, terzo, aumento dei fondi per migliorare le forze armate ucraine, quarto, investimenti nella produzione dei nostri armamenti".

Accordo apparentemente (im)possibile, che farà parte di ulteriori trattative. Non a caso il segretario di stato Marco Rubio, ha dichiarato ieri: "Dobbiamo riconoscere che sarà necessario un dialogo sulle garanzie di sicurezza" per evitare che la guerra riprenda più avanti.

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