Tutti dentro. Un prefetto, un ex governatore, un ex presidente della Provincia, un ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, un ex direttore dell'Inps, il presidente dell'Antitrust. E poi ancora sindaci, politici locali, deputati, imprenditori, avvocati e giornalisti. Ma il nome che più fa rumore in tutta questa vicenda è quello del padre del ministro degli Esteri Angelino Alfano. C'è anche Angelo Alfano, infatti, tra i 73 avvisi di proroga delle indagini notificati ieri dalla procura di Agrigento.
La storia è quella di una maxi inchiesta che ipotizza un'associazione a delinquere finalizzata ad assunzioni pilotate fatte dalla Girgenti Acque, società che gestisce il servizio idrico e fognario in molti comuni della provincia della città dei Templi, in cambio di favori. Agli indagati vengono contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, corruzione, voto di scambio, riciclaggio, false comunicazioni sociali e inquinamento ambientale. Tutto ruota attorno alle modalità di gestione della società Girgenti Acque e queste indagini sono volte ad accertare le modalità di assunzioni nell'azienda: gli inquirenti ipotizzano scambi di favori e voti in cambio dell'ingresso in società di parenti e amici. Insomma, il solito scandalo all'italiana.
Il provvedimento è stato firmato dal capo della Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio e dai pubblici ministeri Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro che nella richiesta spiegano che il 13 gennaio è scaduto il termine di sei mesi dell'inscrizione nel registro degli indagati, ma che non si sono ancora concluse le indagini preliminari, «per la complessità della vicenda processuale». Una proroga chiesta fino al prossimo 13 luglio, ritenuta «indispensabile - viene spiegato - ai fini dell'accertamento della verità nell'interesse della giustizia».
Che qualcosa stesse bollendo in pentola si era già capito nei giorni scorsi quando carabinieri e finanzieri si erano recati nella zona industriale di Agrigento, dove ha sede la Girgenti Acque, perquisendo gli uffici della società e sequestrando faldoni, carte e file dai pc.
Ma ciò che è accaduto poi nei giorni successivi va decisamente oltre l'immaginazione. Nell'inchiesta, infatti, ad essere coinvolti sono personaggi importanti della politica e dell'economia dell'intera provincia di Agrigento: oltre al padre dell'attuale ministro degli Esteri, il prefetto di Agrigento Nicola Diomede, gli amministratori presenti e passati di Girgenti Acque, come Marco Campione (in questi giorni tra i più quotati per far parte delle liste di Forza Italia alle prossime Politiche) e Giuseppe Giuffrida.
L'inchiesta, inoltre, andrebbe anche oltre i confini della provincia: come riportato da LiveSicilia.it le indagini coinvolgerebbero l'ex governatore Raffaele Lombardo e il fratello Angelo, l'ex presidente della Provincia di Agrigento Eugenio D'Orsi, l'ex presidente del Cga Raffaele De Lipsis, il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella e l'ex direttore dell'Inps Gerlando Piro. E ancora, i deputati e gli ex deputati nazionali e regionali Riccardo Gallo, Angelo Capodicasa, Giovanni Panepinto ed Enzo Fontana, nonché Pasquale Leto, ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Agrigento.
L'indagine riguarda anche Pietro Arnone, amministratore di Hidrotecne, società di distribuzione acqua controllata da Girgenti Acque. Insomma, un vero e proprio terremoto giudiziario destinato ad avere importanti ripercussioni politiche nazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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