Politica internazionale

Lo scandalo Malta: scarica su di noi i soccorsi in mare. In tre mesi accolto un solo migrante

Mentre l'Italia si trova a fronteggiare da inizio anno quasi 27mila arrivi di migranti, c'è Malta, isola nel cuore del Mediterraneo tra Sicilia e nord Africa, che ha accolto un solo migrante in tutto il 2023

Lo scandalo Malta: scarica su di noi i soccorsi in mare. In tre mesi accolto un solo migrante

Mentre l'Italia si trova a fronteggiare da inizio anno quasi 27mila arrivi di migranti, c'è Malta, isola nel cuore del Mediterraneo tra Sicilia e nord Africa, che ha accolto un solo migrante in tutto il 2023. La mappa è dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. I numeri spiegano meglio di tutti l'isolamento italiano: su 33.982 immigrati via mare nei primi tre mesi dell'anno, circa il 77% è sbarcato sulle nostre coste. In Spagna, separata dal Marocco da poche miglia di mare, ne sono arrivati solo 3852. In Grecia ancora meno, 3216, eppure i porti greci vengono costeggiati dalle barche provenienti dalla Turchia, un'altra delle rotte dei migranti, proprio quella seguita dall'imbarcazione che è poi affondata a Cutro. Spagna e Grecia usano metodi duri per scoraggiare le partenze. Ma il vero scandalo è Malta, con un solo migrante accolto, nonostante la posizione e l'estensione della sua zona Sar («Search and rescue») in piena rotta del Mediterraneo centrale.

Di fatto la Valletta ha appaltato all'Italia il soccorso dei barconi anche nelle acque di sua competenza, liberandosi del problema migranti, scaricato sull'Italia, in particolare sulla vicina Lampedusa. Le navi Ong conoscono bene la situazione. I loro allarmi vengono sistematicamente ignorati dalle autorità maltesi. Malta se ne lava le mani, così il problema ricade sulla Guardia costiera italiana costretta a gestire migliaia di arrivi. Può succedere che Malta intervenga, ma non per soccorrere le barche cariche di immigrati, bensì per respingerle, come è successo il 26 settembre scorso con un barcone con 23 migranti a bordo, in avaria in acque maltesi. Le autorità maltesi hanno preso in carico il coordinamento dei soccorsi come previsto dalle norme internazionali. Ma invece di inviare una motovedetta hanno ordinato ad un mercantile panamense di passaggio, di caricare i migranti e portarli in Egitto. Di fatto un respingimento. Ed è successo anche che Malta indicasse l'Italia come porto dove sbarcare.

I naufragi in acque maltesi sono frequenti, l'ultimo di pochi giorni fa: due barchini, con a bordo migranti subsahariani. Tra il 24 e il 25 marzo un gommone con 78 persone è stato soccorso da Emergency. «L'imbarcazione si trovava in area sar maltese, ma Malta - dicono da Emergency - pur essendo stata informata immediatamente, non ha coordinato le attività di soccorso né offerto un porto di sbarco sicuro». Nessuno però a Malta (o a Bruxelles) ha chiesto le dimissioni del ministro dell'Interno o le scuse del premier maltese. É quello che Piantedosi ha definito «fattore attrattivo» dell'Italia: «Un'opinione pubblica (in Italia, ndr) che annovera l'accettazione di questo fenomeno mentre in altri Paesi, piccoli e meno piccoli, sono intransigenti in maniera trasversale tra posizioni politiche diverse, senza contrapposizioni». Descrizione che si applica perfettamente a Malta.

Il governo maltese si è mosso anche per via politica e diplomatica per tenere lontani i migranti. Non ha mai sottoscritto gli emendamenti alle Convenzioni Sar e Solas, che affidano al paese responsabile della zona Sar l'individuazione del «Place of safety», il luogo sicuro per lo sbarco. Nel 2020 il premier Robert Abela ha poi firmato un memorandum con la Libia per la creazione di strutture operative finalizzate alla «lotta contro l'immigrazione clandestina». Mentre inchieste giornalistiche hanno documentato metodi informali, come l'uso di pescherecci «fantasma» incaricati di intercettare barconi e rispedirli in Libia, e la pratica di fornire motori nuovi ai gommoni per permettergli di raggiungere la Sicilia. Metodi evidentemente efficaci se poi il risultato è 26.

832 immigrati (in Italia) a 1.

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