Scarpette, esami e libri. Ecco i dottori del pallone

I giocatori che studiano sono sempre di più anche se i laureati sono solo lo 0,8%. Chiellini è l'ultimo esempio

Scarpette, esami e libri. Ecco i dottori del pallone

Finiti i tempi de «sono contento di essere arrivato uno». Lo sport ha svoltato, non soltanto in campo. Roba seria, il livello di scolarizzazione si è alzato sensibilmente anche se la percentuale dei laureati resta ferma allo 0,8, cifra bassissima che segnala una clamorosa maggioranza silenziosa per ignoranza. La notizia della laurea a Giorgio Chiellini, dottore in Economia e Commercio con specializzazione in Business administration, presso la Scuola di Management ed Economia di Torino con 110 e lode e menzione di merito, ha spiazzato il popolo dei tifosi e dei giornalisti che ritengono i calciatori asini totali, sgrammaticati e semianalfabeti. La qualcosa non è più, anche se alcune eccezioni potrebbero confermare la regola. Porto ad esempio un paio di aneddoti che ho vissuto personalmente. Uno accadde a Torino e mise di fronte un allenatore e un giornalista che aveva definito lo stesso tecnico «mendace». La reazione del mister fu furibonda: «Nella mia vita ho fatto tutti i mestieri più umili ma mai, dico mai, ho chiesto l'elemosina, nessuno può dire e scrivere, offendendomi, che io sia un mendicante». Dopo vari tentativi riuscii a far comprendere la differenza tra mendace e mendicante, il caso venne chiuso da una risata con stretta di mano. Un illustre presidente, anche scudettato, replicando ai tifosi che lo accusavano delle continue assenze allo stadio il giorno della partita, disse: «Non ho il dono dell'ambiguità». E perché no quell'allenatore che continuava a ripetere che ringraziava il pubblico «per la sua capienza»?

Ora tutto questo, quasi tutto, appartiene al passato remoto e prossimo. Chiellini si va ad aggiungere a un'aula magna che conta calciatori di ogni dove. Sarebbe una bestemmia dimenticare Socrates, il Dottore, laureato in medicina, morto di vita sregolata, tra alcol e abusi. Lauree ad honorem mille, lauree vere fanno parte di quello zero virgola otto di cui sopra.

Tra i contemporanei in attività, l'avvocato Stendardo, il dottore in Scienze Politiche Roberto Colombo, portiere del Cagliari, laureatosi a Pavia. Il ruolo porta alla riflessione, allo studio dell'avversario, dunque Colombo appartiene al club che onora il serbo Brkic laureato in Storia, Lamberto Boranga che si laureò in biologia e medicina, Mario Ielpo, ex Milan, anch'egli avvocato, così Fabio Pecchia, ex Napoli e Adrian Mutu che ha ottenuto il merito all'Università di Bucarest; medico e primario illustre è Piero Volpi, ex Como, il professionista che ha curato, tra gli altri, Ronaldo, il fenomeno. La facoltà di economia va molto di moda, all'Università di Strasburgo si è laureato Arsene Wenger, contestato e ricchissimo allenatore francese dell'Arsenmal di Londra. Il tedesco, ex milanista, Oliver Bierhoff ha usato la testa per grandissimi gol in campo e la stessa testa per arrivare alla laurea in economia alla FernUniversitat di Hagen. Lo spagnolo Mata, alle dipendenze di Mourihno al Manchester United, ha due lauree, in Scienza dello Sport e Marketing, conseguite all'Università Camilo José Cela di Madrid. Stessa laurea per Edwin Van Der Sar, portierone olandese ex Juventus e Manchester United. Glen Johnson, nazionale inglese, oggi allo Stoke City, è un caso unico, laureato in matematica, a beautiful mind.

Per ultimo, un ritorno ai pionieri: Annibale Frossi, oro olimpico con la nazionale italiana a Berlino nel '36, era avvocato, ribadito con gli occhiali che portava anche in campo, quando i contrasti di gioco non era così terribili come in seguito; Fulvio Bernardini, detto Fuffo il Professore, la panchina intelligente del Bologna, della Roma e della nazionale italiana, era dottore in Scienze Politiche e perché no? Nello Governato, mediano di fosforo, già battezzato in campo, con la Lazio, «il professore» e poi giornalista, dirigente sportivo e scrittore di libri, uno bellissimo, fra questi, «La partita dell'addio» biografia di Matthias Sindelar, calciatore austriaco, che non si piegò a Hitler.

Bella gente, dunque, non semplici funamboli e prestipedatori, teste e non soltanto facce. In ritiro leggono libri, studiano.

Non tutti, il resto della comitiva va di twitter e instagram, resistono i soldati giapponesi della Settimana Enigmistica ma, in alcuni casi, limitata a «unite i puntini dall'1 al 42». Comunque i senza laurea non disperino. Possono avere una speranza per il dopo calcio. Un ruolo di ministro, possibilmente dell'Istruzione, non verrà negato a nessuno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica