Scatta il patto di Arcore: via al primo vertice operativo

Domani i tavoli su programma (con Noi con l'Italia) e candidature. Pronto il decalogo di temi da proporre

Scatta il patto di Arcore: via al primo vertice operativo

Il centrodestra esce dal vertice di Arcore con una ritrovata unità e con un petalo in più, quello di Noi con l'Italia. Il «trifoglio» diventa così «quadrifoglio». Ma soprattutto una coalizione virtuale diventa reale e si ritrova ora a dover navigare davvero sotto le stesse insegne, con l'obbligo di dover parlare se non con una voce sola, almeno la stessa lingua, sia pure con accenti diversi.

Il primo atto di questa nuova era è fissato per domani con i colonnelli subito al lavoro su programma e candidature. In attesa del nuovo summit dei leader che dovrebbe avere luogo a via Bellerio, andranno in scena a Roma due vertici separati: uno sul programma e uno sulle candidature. Per discutere del programma, nella sala Colletti di Montecitorio, si vedranno i capigruppo, quindi Renato Brunetta e Paolo Romani per Forza Italia; Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio per la Lega; Fabio Rampelli e Guido Crosetto per Fratelli d'Italia (Crosetto non è parlamentare, ma Fdi non ha gruppo al Senato). A questo tavolo parteciperanno anche i rappresentanti di Noi con l'Italia che in settimana vedranno Berlusconi e oggi annunceranno che la sigla Udc non comparirà più nel simbolo. Al tavolo sulle candidature parteciperanno Niccolò Ghedini, Antonio Tajani e Sestino Giacomoni per Forza Italia; Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli per la Lega; Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida per Fratelli d'Italia mentre non ci sarà la quarta gamba.

Sul programma l'ipotesi è quella di un decalogo di proposte molto sintetico e immediato. I «titoli» dovrebbero essere questi: meno tasse, meno burocrazia; meno vincoli dall'Europa (Laura Ravetto sta preparando proposte di modifica per il Trattato di Schengen e la Convenzione di Dublino); più aiuti a chi ha bisogno; più sicurezza per tutti; riforma della giustizia e giusto processo; revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della Legge Fornero; realizzazione della flat tax; difesa del Made in Italy; imponente piano di sostegno alla natalità; controllo dell'immigrazione.

Le priorità si ricavano facilmente dalla voce degli stessi leader. «La nostra proposta si riassume in tre punti: meno tasse, meno tasse, meno tasse. Meno tasse sulla famiglia, meno tasse sulle imprese, meno tasse sulla casa» dice Berlusconi a il Foglio. Salvini, invece, si concentra sulla sicurezza: «Diritto alla legittima difesa, controllo dei confini ed espulsione di tutti i clandestini, nel programma comune: missione compiuta». Giorgia Meloni, invece, dal mazzo delle proposte pesca l'impegno anti-tradimento. «A febbraio, una volta presentate le liste, si svolgerà una grande manifestazione in cui chiederemo a tutti i candidati della coalizione di impegnarsi solennemente di fronte agli italiani a rispettare il mandato ricevuto dai cittadini. Un patto anti-inciucio per dire chiaramente: mai con la sinistra». Sul fronte delle candidature, invece, la presenza di Tajani nella squadra è stata richiesta dagli esponenti del Sud di Forza Italia che in lui vedono una personalità sensibile alle esigenze di Centro e Meridione. Resta poi il nodo dei veti per gli esponenti della quarta gamba nei collegi uninominali.

Salvini lo avrebbe posto sui nomi di Flavio Tosi, Enrico Zanetti e in maniera più blanda Maurizio Lupi. Berlusconi avrebbe rassicurato i diretti interessati che la scelta non è ancora definitiva. Una delle ipotesi è che Tosi non venga candidato in Veneto, ma nel Centro-Sud.

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