Schiaffeggiò in classe un suo alunno. Prof condannata a 10 giorni di galera

La vicenda risale al 2014 quando un'insegnante di matematica ha colpito con uno schiaffo un alunno 14enne di un istituto tecnico di Verona. Il gesto è stato, secondo l'accusa, «una reazione spropositata dinanzi all'atteggiamento indisciplinato del giovane», ma la professoressa ha sempre negato di aver colpito volontariamente l'alunno

Schiaffeggiò in classe un suo alunno. Prof condannata a 10 giorni di galera

La scuola è anche questo. Un titolo di giornale che riassume una situazione scabrosa: «Alunno colpito da docente con uno schiaffo, professoressa condannata a 10 giorni d galera».

La vicenda risale al 2014 quando un'insegnante di matematica ha colpito con uno schiaffo un alunno 14enne di un istituto tecnico di Verona. Il gesto è stato, secondo l'accusa, «una reazione spropositata dinanzi all'atteggiamento indisciplinato del giovane», ma la professoressa ha sempre negato di aver colpito volontariamente l'alunno. I genitori del ragazzo dopo aver preteso delle scuse da parte della professoressa che però non arrivarono mai, decisero di procedere direttamente nelle aule di tribunale.

Erano giorni di verifiche orali a tappeto, in vista della fine dell'anno. La professoressa aveva più volte ripreso il 14enne, che disturbava durante l'interrogazione, fino a cacciarlo dalla classe, mandandolo in corridoio. Una volta rientrato, l'aveva fatto spostare col banco accanto alla cattedra, per controllarlo meglio. Anche qui nessun risultato: lo studente, irrequieto, si era avvicinato alle spalle della prof, mentre lei annotava i voti sul registro elettronico. È stato in questo frangente che la donna avrebbe alzato la mano, colpendolo in viso e facendogli cadere gli occhiali.

L'insegnante ha sostenuto di «non aver colpito con volontà lo studente ma accidentalmente». In che senso «accidentale»? Ecco la spiegazione della docente: «Il contatto è avvenuto dopo aver fatto un gesto istintivo per allontanarlo dal registro elettronico al quale il ragazzo si era approssimato e che non avrebbe dovuto vedere». Una dinamica che però non è stata ritenuta credibile dal giudice. La decisione di quest'ultimo è stata infatti quella di condannare in primo grado la donna a dieci giorni di carcere e 600 euro di ammenda. Gli avvocati difensori dell'insegnante hanno già fatto sapere che ricorreranno in appello.

«A mio figlio ho sempre insegnato a scusarsi se sbaglia, e lo stesso avrebbe dovuto fare anche l'insegnante», ha dichiarato a Repubblica la madre del giovane, spiegando così, per le mancate scuse della professoressa di matematica, la decisione di costituirsi con

il marito parte civile nel processo. Quanto al risarcimento, i genitori del 14enne hanno già annunciato che quando la provvisionale di 600 euro decisa dal giudice sarà definitiva la devolveranno a un istituto per minori.

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