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Schlein in affanno si ingarbuglia su armi e Pnrr. "Mettetevi comodi, noi qui per restare"

"Care tutte e cari tutti, mettevi comode e comodi: siamo qui per restare". Elly Schlein si affaccia su Instagram, due giorni dopo il lunedì nero elettorale

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«Care tutte e cari tutti, mettevi comode e comodi: siamo qui per restare». Elly Schlein si affaccia su Instagram, due giorni dopo il lunedì nero elettorale, e lancia un messaggio di ottimismo, col supporto di Mao Tse-Tung (e chissà perchè citare il criminale dittatore cinese è più fine che citare Hitler, per dire): «A chi pensa che sia finita, io dico che abbiamo solo cominciato: il cambiamento non è un pranzo di gala, è scomodo. Abbiamo un lavoro lungo davanti».

Il messaggio della segretaria Pd è rivolto ai tanti critici esterni che le hanno messo in conto il flop dei ballottaggi, ma soprattutto alla fronda interna e a chi pensa di utilizzare il mancato «effetto Schlein» nelle urne per ridimensionarla: care cacicche e cari cacicchi, non sperate di commissariarmi: «Non ci spaventano gli attacchi. Siamo qui per fare esattamente quello che diciamo».

Peccato che quello che dice lei non sia esattamente chiarissimo, quando si entra nel merito delle questioni politiche. Basta vedere il confuso pasticcio in cui si è ficcato il Pd a gestione Schlein sulla questione Asap (lo Act in Support of ammunition production, che consente ai paesi che lo vogliano di usare il Pnrr per la produzione di armi difensive), che si voterà oggi nell'aula del Parlamento europeo. Un pasticcio da cui spera di uscire indenne grazie all'aiutino chiesto nientemeno che all'avversatissimo governo Meloni: oggi infatti il ministro Raffaele Fitto sarà alla Camera per il Question time e ripeterà quanto già detto da Meloni, Crosetto etc in queste settimane, ossia che l'esecutivo italiano non ha alcuna intenzione di cambiare destinazione d'uso ai fondi del Pnrr. E che quindi l'allarme un filo demagogico lanciato ieri da Schlein («Togliere i fondi dai nidi per metterli sulla produzione di armamenti per noi non è accettabile») non ha alcun fondamento. Come lei del resto sa benissimo, ma il Nazareno coglierà l'occasione, cortesemente offerta da Fitto, per spiegare di aver costretto Palazzo Chigi a non usare Asap, e che quindi gli europarlamentari dem oggi potranno votare sì alla proposta Ue, come del resto farà tutto il Pse. Il tutto per tener buona l'anima di ferventi anti-Nato e filo-russi nostalgici dell'Urss che sta rialzando la testa nel partito, dopo la netta postura occidentale e pro-Ucraina impressa da Enrico Letta.

Ieri sera (dopo due giorni di riunioni fiume, con la partecipazione zoom di Schlein), il gruppo europeo del Pd faceva trapelare che su Asap «la linea è di votare a favore, come il gruppo Pse», magari «con qualche astensione a titolo personale» (gli stessi che han sempre votato contro il supporto all'Ucraina: Smeriglio, Bartolo etc). Intanto però il medesimo gruppo presenta una serie di emendamenti per smontare Asap pezzo per pezzo, ben sapendo che saranno allegramente respinti (anche dai socialisti europei).

Al contempo il Nazareno inviava veline per dire che si tratta di una scelta «autonoma» e che «da Roma non è arrivata alcuna indicazione su come votare». Schlein dunque evita di prendere posizione pure su questo («Vuol dare un contentino ai filo-pace sulla pelle degli ucraini. Speriamo non sia l'inizio di un nuovo corso Pd», chiosa Carlo Calenda), mentre il suo responsabile esteri Peppe Provenzano assicura: «Per quanto mi riguarda ho sempre escluso, in tutte le sedi, che potessimo votare contro». Tira sarcasticamente le somme un esponente dem: «Mettetevi comodi e comode.

Soprattutto Giorgia Meloni».

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