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Schlein è un eurofalco: "Alzare le patrimoniali"

Il segretario Pd si schiera con gli anti italiani di Bruxelles: "Più Imu, ce lo chiede l'Europa"

Schlein è un eurofalco: "Alzare le patrimoniali"

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Se c'è una dote che difetta a Elly Schlein, sicuramente è quella del tempismo. Dopo che mercoledì scorso la Commissione Ue ha ribadito che l'Italia deve invertire il senso della propria riforma fiscale verso un inasprimento della pressione in funzione redistributiva, ieri sia il commissario agli Affari economici Gentiloni che il ministro dell'Economia Giorgetti hanno cercato di rasserenare il clima. Ebbene, il segretario del Pd, intervenuta al Festival dell'Economia di Trento, non ha pensato nulla di meglio che ribadire la propria linea tassa e spendi. «Che la riforma del catasto si debba fare subito ce lo sta dicendo anche l'Unione europea», ha detto ieri Schlein appoggiando in pratica i falchi di Bruxelles contro il proprio Paese.

Né più simpatizzanti paiono le idee in merito alla gestione delle entrate fiscali. «Abbiamo un problema serio di evasione fiscale da affrontare: l'incrocio di banche dati digitali è una priorità assoluta», ha ribadito sottolineando che «non bisogna fare scelte come quelle del governo», cioè «condoni, strizzare l'occhio agli evasori, alzare il tetto del contante». Ma questa sortita è scontata se si pensa che la mozione di Schlein è stata scritta, relativamente a questi temi, dai discepoli dell'ex ministro Vincenzo Visco il cui chiodo fisso erano proprio le stangate. E, come se non bastasse, un altro appoggio alle ingerenze di Bruxelles è giunto in materia di flat tax. «Serve una progressività complessiva, come un sistema ad aliquota continua. Bisogna riuscire a ridurre la tassazione sull'impresa e sul lavoro. Mentre la riduciamo dobbiamo pensare a perché la tassazione sulle rendite fiscali e immobiliari è così bassa, rispetto a quella sul lavoro e sull'impresa», ha rimarcato ripetendo che «per noi il faro è la progressività fiscale e la redistribuzione: a partire dalla «riforma del catasto in un senso più equo» e di una revisione peggiorativa «della tassazione sulle successioni» perché «iniqua».

Sono gli stessi diktat che mercoledì scorso sono giunti dalla Commissione europea e che in Schlein hanno trovato ampia condivisione e traduzione. Parlando in questo modo Schlein favorisce la fazione di Bruxelles che vorrebbe commissariare il nostro Paese, imponendogli ex ante le politiche fiscali. E proprio mentre infuria la polemica sul Pnrr, ha pensato bene di rivendicare la richiesta all'Ue di «più risorse per una transizione che sia più giusta».

Al termine del proprio panel, il segretario del Pd si è seduta in prima fila ad ascoltare l'intervento del commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni. L'ex premier è stato, come al solito, molto dialogante e ha sollecitato la ratifica del Mes ma con dolcezza. Si può adare l'ok, ha spiegato, «chiarendo che non c'è nessun interesse dell'Italia a ricorrervi», anche perché il nostro Paese ha un tasso di crescita superiore a quello di molte nazioni Ue (in primis la Germania che è in recessione tecnica). Anche sul Pnrr Gentiloni non è stato per nulla assertivo. «Bisogna evitare i ritardi», ha dichiarato aprendo ancora la porta a una nuova esperienza di debito comune in futuro.

Come se si fosse involontariamente sincronizzato su Trento, anche il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti, da Roma ha rivendicato la bontà del lavoro fin qui svolto. «Avere conti pubblici in ordine rappresenta una necessità assoluta per il nostro Paese che deve mantenere la fiducia dei mercati», ha detto precisando chela riforma del Patto di Stabilità dovrà avere un approccio «realistico», cioè non punitivo per chi ha debiti elevati.

Come vorrebbero i «falchi» che in Schlein hanno trovato una formidabile quinta colonna.

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