
È una di quelle notizie che colpiscono per la loro singolarità. Un europarlamentare che lascia la Lega salviniana per trasferirsi dagli alleati di Fratelli d'Italia. Singolare perché il partito di Salvini da tempo vola nei sondaggi ed è costantemente considerato il partito di maggior consenso. Di solito si lasciano le barche piccole o che imbarcano acqua, non corazzate scintillanti. E invece Vincenzo Sofo, che siede a Strasburgo per il Carroccio, ha scelto di passare al gruppo della Meloni. «La fiducia al governo Draghi per la Lega rappresenta una svolta netta rispetto al progetto politico al quale ho lavorato da quando Salvini è divenuto segretario federale - spiega il giovane attivista (classe 1986) alla sua prima esperienza da europarlamentare -. Sono entrato in questo movimento nel 2009 perché era l'unica alternativa a una deriva centrista del centrodestra che lasciava orfani milioni di italiani in cerca di qualcuno che ne difendesse le istanze identitarie e sociali».
Milanese, di origini calabresi, Sofo ha debuttato nella politica con la Destra di Storace e una volta entrato nella Lega è stato tra i più accesi sostenitori della «svolta nazionale» del partito fondato da Bossi. Da anni è legato alla nipote di Le Pen, Marion Maréchal, che ha da poco abbandonato l'attività politica (svolta nel Front national). «Pur comprendendo il momento emergenziale - conclude nel suo laconico commiato -, non posso condividere la grande alleanza a sostegno del governo Draghi. Così la missione della Lega cambia e mira a raccogliere l'eredità del Pdl più che a costruire un movimento patriottico, identitario, conservatore e sociale». L'irritazione negli uffici di via Bellerio è palpabile, anche a causa del deputato Gianluca Vinci che ieri ha votato no alla fiducia a Draghi per poi annunciare il suo passaggio al gruppo di FdI. Al contrario è altrettanto palpabile l'entusiasmo di molti attivisti di FdI. Come quello di Carlo Fidanza che guida la delegazione di FdI nell'eurogruppo Ecr, di cui è stata da poco nominata presidente proprio Giorgia Meloni. E come quello di Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi, che dà il benvenuto a Vinci. Salvini fa mostra di non curarsi troppo di questa uscita: «Presto nuovi arrivi da noi, e non solo dei 5S».
La Meloni (che a Montecitorio cita il comunista Brecht: «Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati») evita di entrare nella questione ma rimarca la sua posizione in Europa: «L'europeismo non si sposa con una democrazia dimezzata», spiegando che il vulnus di Draghi è proprio quello di non aver rispettato il principio democratico della rappresentatività popolare. Salvini, sarà proprio il nuovo premier con la sua autorevolezza a rendere più forte l'Italia in Europa. Un premier, come ha osservato ieri Berlusconi alla presentazione del nuovo sponsor del Monza calcio, che dispone di «una squadra buona ma non perfetta». Ma il momento è grave. E l'unità nazionale, per il leader azzurro, necessaria. «Dobbiamo fare tutti il meglio che possiamo - dice - per superare questa crisi Covid».
E sulla squadra di governo aggiunge: «Possiamo garantire per i nostri tre ministri che sono esperti e capaci: Brunetta è già stato ministro della Pa. La Carfagna ama al di là di ogni cosa il suo Sud e la nostra capogruppo Gelmini metterà in campo tutta la sua bravura in un settore di cui conosce tutti i problemi più importanti».
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