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"Scomunicato" il reddito di cittadinanza. Non piace al Papa e nemmeno ai vescovi

Il Papa e Bagnasco: ci vuole il lavoro per tutti, non lo stipendio per tutti

"Scomunicato" il reddito di cittadinanza. Non piace al Papa e nemmeno ai vescovi

Un reddito di sopravvivenza non è conforme alla dignità umana, serve lavoro per tutti: questo principio illumini la politica. All'indomani del monito di Papa Francesco davanti a 3500 lavoratori dell'Ilva di Cornigliano, monito considerato da molti (politici e non) una «mazzata» contro Beppe Grillo e la proposta pentastellata del reddito di cittadinanza (mazzata rispedita al mittente perché secondo Grillo «la nostra proposta va nella direzione indicata dal Pontefice»), al fianco di Francesco e sulla sua stessa linea interviene il cardinale Angelo Bagnasco, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e arcivescovo di Genova che sabato ha accolto Bergoglio nel capoluogo ligure. «Quella sul reddito -, ha detto ieri il porporato commentando a Stanze Vaticane - Tgcom24 la visita pastorale di Francesco nella sua città, -è stata una tematica nuova, almeno per come suona, nel magistero del Papa. Al di là delle varie forme di reddito proposte», ha detto Bagnasco, «il richiamo fondamentale che il Papa ha fatto in modo chiaro, distinto e reale è che anche un Paese, una società, dove per ipotesi tutti avessero assicurato un reddito di sopravvivenza, ma anche di un certo tenore di vita, non sarebbe conforme alla dignità della persona, che non può vivere da assistita, deve vivere con il proprio lavoro per avere la dignità di guadagnarsi il pane per sé e per la propria famiglia, e per poter realizzare se stesso. Questo è un principio molto importante», ha aggiunto l'arcivescovo di Genova, «che deve illuminare seriamente la politica presente e futura».

Un chiaro appello del presidente dei vescovi europei ai politici italiani, che possano tener conto delle parole di Francesco sul tema lavoro e sulla «sacralità» dell'impiego, bocciando quindi la proposta di un assegno di mantenimento per chi è disoccupato. «L'obiettivo non è un reddito per tutti ma un lavoro per tutti, senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti», aveva detto sabato il Papa rispondendo a una domanda di una rappresentante sindacale dello stabilimento industriale genovese. «Bisogna guardare senza paura e con responsabilità alle trasformazioni tecnologiche dell'economia e non bisogna rassegnarsi all'ideologia che sta prendendo piede ovunque, che solo la metà o i due terzi dei lavoratori lavoreranno, gli altri invece mantenuti da un assegno sociale. Senza lavoro», ha aggiunto Bergoglio, «si può sopravvivere ma per vivere occorre il lavoro. Il nocciolo della domanda è questo: un assegno statale, mensile, che ti faccia portare avanti una famiglia non risolve il problema».

Nel corso del suo discorso Bergoglio non ha fatto alcun riferimento diretto alla proposta dei 5 Stelle, citando invece l'art. 1 della Costituzione e aggiungendo un ennesimo appello su salari e speculazione.

E non è una novità, quello del lavoro è un tema molto caro al Pontefice argentino: già nel settembre del 2013, a Cagliari, il Papa non aveva usato mezzi termini: «Non c'è speranza sociale senza un lavoro dignitoso per tutti», aveva detto Francesco, «purtroppo, specialmente quando c'è crisi e il bisogno è forte, aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, oppure senza il rispetto del creato, o senza rispetto del riposo, della festa e della famiglia. In questo sistema senza etica al centro c'è un idolo e il mondo è diventato idolatra di questo dio denaro».

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