L'argomento tiene banco e il ministro dell'agricoltura, Francesco Lollobrigida (foto), non si sottrae. "Mi sbalordisce - osserva - che un magistrato come Nicola Gratteri, che ha avuto e che ha ruoli di grande responsabilità possa prendere per vera un'intervista fake. La prima cosa che un magistrato deve fare è verificare una notizia di reato. Se un magistrato non verifica un'intervista che cita, peggio mi sento. Mi chiedo con quale criterio ha condotto le sue indagini che hanno portato in carcere non poca gente. Con quale criterio Gratteri ha indagato? Inchieste sensazionali che hanno riempito le pagine dei giornali e i Tg". Siamo all'inaugurazione di un ristorante pugliese nella centralissima via dei Gracchi a Roma. Ci sono ministri come Matteo Salvini e Lollobrigida ("io amo la Puglia" ci tiene a precisare). Si parla dei prodotti della regione, della complessa trattativa tra la Ue e i paesi del Mercosur ma gira che ti rigira non c'è angolo del Belpaese dove in questo momento non si discuta del referendum sulla riforma della giustizia. Il verbo "separare" e i relativi sinonimi, a proposito delle carriere di giudici e pm, capeggia nei primi passi della campagna referendaria, i talk show in Tv sono affollati di magistrati e avvocati e nei discorsi di politica la grande battaglia di primavera è l'argomento principe. E come in ogni campagna che si rispetti gli infortuni dei protagonisti si tirano dietro una scia di polemiche e commenti. È il bello della diretta. Figurarsi l'episodio del principale testimonial del fronte del "No", il magistrato Nicola Gratteri che nel bel mezzo di una trasmissione tira fuori un'intervista inventata di sana pianta del giudice Falcone - all'epoca noto sostenitore della divisione dei ruoli tra magistratura giudicante e pubblici ministeri - contro la separazione. Roba da non credere. Che non può non sbalordire tutti. Compreso un ministro. "Sento citare interviste che non esistono - osserva Lollobrigida -, sento usare il nome di Falcone e Borsellino in maniera strumentale. Non è solo un'offesa alla memoria ma è la prova che questo referendum si può vincere e che la nostra riforma è nel giusto".
A stare appresso ai sondaggi che circolano è così. Solo che resta il punto interrogativo del numero degli elettori che poi realmente si recheranno alle urne. Quello nessuno lo può sapere. Ecco perchè il Guardasigilli, Carlo Nordio ammette che il referendum "è un terno al lotto". Lollobrigida, invece, è meno preoccupato. È un politico a tutto tondo, per anni capo dell'organizzazione di Fratelli d'Italia per cui ha una particolare sensibilità nel misurare il polso del Paese. "È fisiologico - spiega - che alle urne manchino alla fine elettori di entrambi gli schieramenti. Succede nelle elezioni figurarsi nei referendum. Ognuno mobilita i suoi ma in questo caso penso che il nostro schieramento sia favorito. Leggo interviste di personaggi che provengono addirittura dal Pci, come Petruccioli e Bettini, che sulla separazione delle carriere sono d'accordo. Anche il mio predecessore al ministero dell'Agricoltura, il piddino Maurizio Martina, era a favore della separazione. Anche a sinistra ci sono i garantisti".
Come verrebbe da dire, non è una novità, che a destra ci sono giustizialisti. Sono quelli che potrebbero mancare al fronte del Si. Il ministro non nega il problema ma fa presente che è passata tanta acqua sotto i ponti. Noi per tradizione - ragiona - abbiamo sempre avuto al nostro interno posizioni giustizialiste. Concetti come Stato e giustizia fanno parte della nostra etica. Non me ne vergogno anche se in alcuni casi sul giustizialismo abbiamo esagerato. Solo che poi quando vedi certe inchieste che hanno un substrato di politicizzazione comprendi che anche la giustizia ha bisogno di essere riformata. Sono argomenti che se spiegati possono convincere anche il nostro popolo. E poi per puntualizzare ancora meglio la sua posizione Lollobrigida ci tiene ad una chiosa.
La nostra - rimarca - non è una riforma contro i magistrati. Sia chiaro. Anzi noi siamo il partito che difende i magistrati rigorosi, che conducono le indagini con meticolosità e che non sbagliano nel citare le interviste.