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"Scontri volutamente permessi". E Lamorgese non risponde a Meloni

Il question time si risolve in un (quasi) nulla di fatto. Le domande senza risposta del ministro. E l'ira di Fdi: "È la strategia della tensione"

"Scontri volutamente permessi". E Lamorgese non risponde a Meloni

Il primo round finisce in farsa. Come peraltro era prevedibile. Per spiegare bene quando successo sabato scorso in occasione dalla manifestazione No Green Pass, forse Lamorgese avrebbe dovuto dedicare il tempo di un’informativa urgente al Parlamento. Roba approfondita. Invece l’appuntamento è stato organizzato solo per il 19 prossimo venturo, ovvero 10 giorni dopo i fatti. E soprattutto a urne del ballottaggio chiuse. Così il dibattito in Aula sull’assalto di Forza Nuova alla Cgil si è ridotto ad una striminzita risposta immediata all’interrogazione di Giorgia Meloni, tre miseri minuti in cui il ministro dell’Interno ha detto e non detto. Spiegando però praticamente nulla.

Al gong d’inizio del round è la leader di Fdi ad affondare i primi colpi. Con un gancio mette Lamorgese di fronte alla “vergogna della devastazione” di Roma, una delle “inadempienze” da aggiungere alla lista della titolare del Viminale. Poi parte la raffica di domande. Primo: il ministro sapeva che in piazza c’erano esponenti di Forza Nuova cui era stata “interdetta la partecipazione a qualsiasi manifestazione” perché pericolosi per l’ordine pubblico? Secondo: Lamorgese sapeva che l’annuncio dell’assedio alla Cgil era stato dato sia sui social che dal palco del Piazza del Popolo? Terzo: era a conoscenza che tra i no pass ci sarebbero stati militanti neofascisti di Fn? E ancora: c’erano per caso anche agenti infiltrati? Tutte domande, a dire il vero, che si rinchiudono nell’unico grande quesito: se l’attacco alla Cgil era stato dichiarato pubblicamente, se a capitanare i violenti c’erano soggetti sottoposti a Daspo vari, se tutto questo era noto, come mai “non ha agito di conseguenza difendendo il sindacato e chi voleva manifestare pacificamente”?

La risposta del ministro, come facilmente prevedibile, è stata piuttosto fumosa. Sul mancato arresto immediato di Giuliano Castellino, Lamorgese s’è limitata a dire che è stata ritenuta una possibilità “non percorribile” perché nel mezzo dell’”eccitazione” del momento avrebbe potuto “provocare reazioni violente da parte dell’interessato e dei suoi sodali, con degenerazione dell’ordine pubblico”. E va bene. Sembra lo stesso ritornello del rave party di Viterbo, quello che non era possibile sgomberare o impedire senza creare problemi peggiori. Ma forse l’appunto più grave riguarda ciò che il Viminale sapeva sul leader di Fn. Dice Lamorgese: “Il Castellino è stato oggetto nel tempo di diverse segnalazioni all’autorità giudiziaria per violazioni delle prescrizioni del regime di sorveglianza speciale”. Bene. Se era tutto noto e stranoto, perché non gli è stato impedito di aizzare la folla dal palco del no green pass day?

Sul resto dei quesiti presentati da Meloni, nulla di nulla. Fino al 19 non sapremo dunque perché di fronte alla Cgil ci fossero solo pochi poliziotti. O perché è stato permesso ad una manifestazione statica di trasformarsi in corteo. E come mai nessuno abbia preso sul serio l’annuncio dell’assedio alla Cgil da parte di Castellino, urlato al microfono un’ora prima dell’attacco. Sappiamo solo che il governo sta aspettando di valutare se e quando sciogliere Forza Nuova. Fine. Una risposta che Meloni reputa “offensiva”, oltre che “insufficiente”. “Le scene di sette agenti lasciati a prendere le bastonate di fronte alla Cgil sono indegne e offensive della polizia”, attacca la leader di Fdi. “Lei è venuta a dirci che sapeva e non ha fatto nulla. E se fino a ieri potevamo pensare che il problema fosse la sua incapacità, ora la tesi è un’altra e molto più grave: quanto successo sabato è stato volutamente permesso, lo avete consentito. E questo ci riporta agli anni più bui della storia italiana: siamo tornati alla strategia della tensione”. Gong. Fine del primo round. Se ne riparla il 19.

E allora per Lamorgese, forse, sarà un scontro ben più complicato.

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