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Il decreto green pass avanti senza fiducia. La Lega vota gli emendamenti Fdi. Letta: "Inaffidabili"

Scontro alla Camera, la maggioranza ritira le richieste di correzioni. Salvini: "Appoggiamo le proposte che condividiamo, ma il governo non rischia". Forse già domani l'estensione del certificato per i lavoratori pubblici e privati

Il decreto green pass avanti senza fiducia. Il Carroccio vota gli emendamenti Fdi. Letta: "Inaffidabili"

Il governo e la maggioranza continuano a ragionare su un inasprimento del green pass. La discussione tra le varie anime dell'esecutivo è in corso e si cerca un punto di mediazione. Nulla è ancora deciso, ma non è escluso che già domani possa scattare la convocazione di un Consiglio dei ministri ad hoc. L'ipotesi, concreta è quella di un dl unico da adottare sia per i lavoratori della Pubblica amministrazione che per i dipendenti del settore privato, una soluzione caldeggiata dal ministro della Pa Renato Brunetta. Nell'esecutivo resistono dubbi sull'obbligo vaccinale per il timore che non possa reggere a un vaglio di costituzionalità. Si studia, invece, la possibilità di rendere obbligatorio il green pass anche per la fruizione dei servizi professionali, quindi ad esempio per andare dal commercialista o dal notaio, così come si ragiona sulla possibilità di rendere gratuiti i tamponi per il personale scolastico.

Se il governo cerca la quadra, in Parlamento sale la tensione. L'obiettivo che Matteo Salvini e il suo stato maggiore di fronte al passaggio parlamentare sul Dl green pass decidono di perseguire è quello di una modulazione soft della «carta verde», ma soprattutto di una discussione aperta. Tutti i partiti della maggioranza, compresa la Lega, decidono di ritirare gli emendamenti al dl all'esame dell'Aula della Camera in cambio dell'accantonamento del ricorso alla fiducia. Restano, però, gli emendamenti di Fratelli d'Italia e il Carroccio non nasconde di essere pronta ad appoggiarli.

È Claudio Borghi, schierato sulla linea dura di contrarietà al green pass, a spiegare la strategia: «A quei due che non hanno capito la spiegazione è semplice: se tutti i partiti di maggioranza non ritiravano gli emendamenti il governo metteva la fiducia. Ritirandoli possiamo discutere tutto e votare gli stessi punti. Perché emendamenti esattamente uguali ai nostri più importanti erano stati già presentati da Fdi e quindi si possono discutere e votare».

I partiti a questo punto - nelle chat interne - iniziano a chiamare a raccolta i deputati per evitare sorprese: «Si raccomanda la presenza», si legge nei messaggi arrivati da diversi gruppi. «Se ci sono emendamenti che noi condividiamo da chiunque arrivino noi li sosteniamo. Il governo rischia zero», spiega Salvini. «Non credo che il governo dipenda dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il green pass, penso abbia sfide più ambiziose». E infatti poco dopo il Carroccio vota a favore della proposta, avanzata dal partito di Giorgia Meloni, di accantonamento degli emendamenti soppressivi dell'articolo 3 del decreto. Si tratta della norma che disciplina l'impiego delle certificazioni verdi Covid-19. La richiesta viene respinta con 153 voti di differenza. A favore votano Fratelli d'Italia, l'Alternativa c'è e, appunto, il Carroccio. Il Carroccio insiste anche sui tamponi gratuiti (e salivari) per le scuole «perché» dice Salvini «non vorrei che riaprissero e chiudessero poco dopo».

Naturalmente dal campo del Pd si alza un fitto fuoco di sbarramento di dichiarazioni al vetriolo. Ed Enrico Letta torna a chiedere un chiarimento definendo «gravissimo e irresponsabile l'atteggiamento della Lega. Non si può stare contemporaneamente in maggioranza e all'opposizione». Da parte di Giorgia Meloni arriva, invece, apprezzamento. «Sono contenta che quella parte del centrodestra che ha deciso di sostenere Draghi non si pieghi alla volontà della sinistra».

Ci sono anche le proposte di Forza Italia di cui tenere conto: «Mettere subito in sicurezza i pazienti fragili; individuare le categorie prioritarie per la somministrazione della dose aggiuntiva; avvalersi per le inoculazioni della rete dei medici di medicina generale, degli odontoiatri, dei pediatri, del medici del lavoro, dei farmacisti e degli infermieri» sono le richieste azzurre. E Alessandro Cattaneo, a pochi giorni dalla visita di Sergio Mattarella a Pavia, si schiera con decisione sulla linea del capo dello Stato: «È una contraddizione in termini - e il presidente della Repubblica ha fatto bene a spiegarlo - sostenere che le vaccinazioni vanno contro il principio di libertà. I liberali non sono anarchici, vogliono un quadro con poche regole, ma chiare, solide e definite. Quindi avanti tutta con green pass e vaccini».

A livello scientifico si attende infine l'esito della valutazione che l'Agenzia europea del farmaco Ema ha avviato sulla domanda per l'uso di una dose di richiamo del vaccino Pfizer «da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 16 anni» spiegano fonti Ema all'Adnkronos.

«L'Ema sta valutando la domanda» del produttore di Comirnaty «per garantire che siano disponibili prove a sostegno di ulteriori dosi, se necessario».

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