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Scontro tra Italia e Mauritius: nasce un paradiso dei latitanti

La fidanzata dell'ex premier arrestata qui non verrà estradata. E per ripicca i nostri criminali resteranno lì

Scontro tra Italia e Mauritius: nasce un paradiso dei latitanti

La notizia è che adesso, se qualcuno vuole scappare dall'Italia e cerca un posto al riparo dalle manette, ha sottomano una soluzione confortevole: Mauritius. Perché dopo lo scontro diplomatico e giudiziario che ha opposto la piccola repubblica nell'Oceano Indiano al nostro Paese, sarà molto difficile che una richiesta di estradizione venga accolta. Esattamente come ora l'Italia ha rifiutato di riconsegnare a Mauritius quella che la stampa di laggiù chiama la «red lady», la signora rossa: Nandanee Soornack, quarantasei anni, già fidanzata pressoché ufficiale dell'ex primo ministro laburista. La Cassazione, investita della questione, ha messo nero su bianco che con Mauritius non esiste un trattato di estradizione. Alla prima occasione c'è da giurarci che Mauritius ci restituirà il favore.

Bellezza un po' sfiorita e un po' pletorica, Nandanee ha una figlia con Navin Ramgoolan, leader (peraltro sposatissimo) di uno dei due partiti di sinistra che si avvicendano al potere a Mauritius dal 1968, data dell'indipendenza dal Regno Unito. Partiti-famiglia: quando vince il Partito laburista va su la famiglia Ramgoolam, quando vince il Movimento Socialista Militante al potere sale la famiglia Jugnauth. Nel 2015 il novantacinquenne (!) Anerood Jugnauth porta l'Msm alla vittoria, sloggia dal governo Ramgoolam. E anche lì entra in ballo la magistratura, che indaga sullo sconfitto e prende di mira anche la sua amica. L'ex bella Nandanee, da sempre attivista laburista, viene accusata di avere esportato dal paese settanta valigie piene di soldi del tesoro nazionale. Viene arrestata a Parma, dove era venuta a trovare una sorella, il 16 aprile 2015, accusata di associazione a delinquere e riciclaggio. E lì inizia il braccio di ferro per riportarla in patria, chiuso ora dal no definitivo della Cassazione. Braccio di ferro condito da episodi surreali, come l'arresto a Port Louis dell'avvocato di Nandanee, o l'apparizione in Italia dell'attorney general (il procuratore generale, ndr) delle Mauritius, Ravi Yerrigadoo, che un giorno si materializza in aula a Bologna per chiedere che la signora gli venga consegnata. Niente da fare.

Persecuzione politica, tuona Mario Zacchetti, difensore della lady rossa. Macché, ribatte Andrea Saccucci, avvocato in Italia del governo di Port Louis, la signora è scappata con la cassa. La difesa fa presente che se estradata Nandanee rischia i lavori forzati. Da Muritius ribattono che i lavori socialmente utili sono previsti nelle carceri di molti paesi civili. Nel frattempo a Parma la signora viene scarcerata, mentre all'accusa di riciclaggio si aggiunge quella di traffico di influenze per essersi fatta assegnare dall'amante le licenze dei duty free negli aeroporti, e per una villa (tutto il mondo è paese) comprata sottocosto. La Corte d'appello di Bologna respinge l'estradizione, Mauritius ricorre in Cassazione. E invoca l'applicazione nientemeno che dell'accordo per la «consegna reciproca dei malfattori» siglato il 5 febbraio 1873 tra il Regno d'Italia (per mano del ministro degli esteri Emilio Visconti Venosta), e il Regno Unito, che allora annoverava l'isola africana tra le sue colonie. Ma è ancora valido quel trattato, visto che dal 1968 Mauritius ha ottenuto l'indipendenza? Port Louis sostiene di sì, perché nello stesso anno Mauritius spiegò all'Onu di voler ereditare i vecchi trattati. Ma ora la Cassazione dice che quell'accordo ottocentesco non vale più niente, perché l'Italia non ha mai dato l'okay per tenerlo in vita. E, come è noto, per fare un accordo bisogna essere in due.

Così Nandanee se ne resta qui, tra Parma e Milano, con la figlia ormai decenne che ha avuto col suo vecchio leader, Ramgoolan: il quale affronta i suoi guai in patria e intanto l'ha amabilmente scaricata, giurando in conferenza stampa fedeltà alla legittima consorte, «sono orgoglioso di avere una moglie formidabile che mi ha perdonato i miei errori». E lei, Nandanee, come guarda al futuro? «Credo nella giustizia divina», dichiara.

In attesa dell'intervento superiore, l'ha salvata la Cassazione.

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