Politica

È scontro sul "tribunale" anti bufale

Il governo: nessuna censura. L'ira di Fdi: "È come il ministero della Verità di Orwell"

È scontro sul "tribunale" anti bufale

L'intenzione sembra delle migliori. La polemica politica era prevedibile. Contrastare le notizie false, individuare le bufale che galleggiano sul web da sempre pericolose e mai come oggi nel paese in emergenza. Sono queste le ragioni che hanno spinto il sottosegretario con delega all'informazione ed editoria, Andrea Martella, a istituire una task force che vigili sui contenuti ingannevoli che circolano intorno al coronavirus. Ma chi dovrebbe farne parte? Oltre a rappresentanti del ministero della Salute, della Protezione Civile e dell'Agcom, Martella ha chiamato, a titolo gratuito, professori e giornalisti che si occupano del fenomeno. Si tratta di Riccardo Luna (editorialista di Repubblica), Francesco Piccinini (direttore di Fanpage), David Puente (del sito Open), Roberto Villa (esperto di bufale nel campo sanitario), oltre ai docenti Luisa Verdoliva, Giovanni Zagni, Fabiana Zollo e Ruben Ruzzante. Il dibattito è però su chi ha scelto chi. E inoltre: si può stabilire cosa sia informazione e verità?

A opporsi con decisione è la leader di Fdi, Giorgia Meloni, che rimprovera l'assenza di virologi all'interno della task force, il criterio di nomina, oltre a ricordare come ciò che si è ritenuto falso ieri è risultato essere necessario oggi (il riferimento è alle zone a rischio da chiudere, alle mascherine da utilizzare). «Il Governo istituisce una sedicente task force che avrà il compito di assicurarsi che sia diffusa solo la verità sul Covid-19, proprio come il Ministero della Verità di orwelliana memoria» denuncia la Meloni che aggiunge: «Mi manderanno in un campo di rieducazione per queste mie parole o si limiteranno a oscurare il post su Facebook?». La domanda è tuttavia un'altra: tecnicamente quali contenuti dovrebbe vagliare questa commissione? Prova a spiegarlo Razzante che è sicuramente un conoscitore, docente di Diritto dell'informazione all'università Cattolica di Milano e che ha promosso la nascita del portale anti bufale «Diritto dell'informazione». «Nessuno ha intenzione di farne un tribunale della verità anche perché nessuno sa quale sia la verità. Nessuna opinione sarà censurata. Del resto non è questa la missione» replica Razzante. E anche Martella prova a rassicurare: «Non si tratta di mettere in discussione le opinioni, ma di tutelare la salute dei cittadini, evitando che ci siano fake news che creino caos e scompiglio». In verità, caotiche sono state le reazioni. Tra tutte, quelle del viceministro dell'Interno, Matteo Mauri: «L'onorevole Meloni non ci costringa a fare il cattivo pensiero che la sua contrarietà a combatterle sia figlia di un interesse particolare». Favorevole si è invece dichiarato Antonio Palmieri di Forza Italia: «Come conferma Martella, non è in gioco la libertà di opinione». Sorpreso, e dispiaciuto, è ancora Razzante: «Mi dispiace davvero.

Il problema delle fake news danneggia non solo i cittadini, ma il giornalismo vero che è fatto di diverse opinioni e che nessuno può, e vuole, censurare».

Commenti