Roma - Se ne riparla il prossimo anno. La vexata quaestio delle unioni civili è approdata ieri - tra mille polemiche ed alti lai dei custodi della «famiglia naturale» - nell'aula del Senato. Per essere subito accantonata e rimandata alla fine della sessione di bilancio: difficile dunque che trovino modo di riemergere prima delle vacanze di fine anno.
L'importante, per il Pd, era dare un segnale: tirare fuori la proposta di legge Cirinnà dalla palude ostruzionistica della Commissione, dove era bloccata da mesi, e dimostrare che il partito del premier vuole sul serio imprimere questa svolta liberal sui diritti civili. Finora non si era voluto forzare la mano, per non turbare troppo l'alleato Ncd prima di aver incassato il voto sulla riforma del Senato, e ora altri impegni incalzano: non solo la legge di Stabilità, ma anche l'urgente leggina Boccadutri, che sblocca le ultime tranche del finanziamento pubblico ai partiti.
Lo scontro in aula però si è acceso comunque, dopo la relazione tecnica e assai super partes con cui il presidente della Commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma, di Fi (la legge infatti arriva in aula senza la relatrice Monica Cirinnà, non avendo concluso l'iter in commissione). La Lega minaccia «barricate» contro il provvedimento, Forza Italia denuncia la «forzatura» imposta dal Pd (anche se la posizione di Silvio Berlusconi, precisa Deborah Bergamini, è per la «assoluta libertà di coscienza» sul merito). Anche Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, ieri ha ricordato che: «Forza Italia vuole le unioni civili, Berlusconi è favorevole».
Angelino Alfano ha convocato una conferenza stampa per spiegare la linea dura di Ncd contro ogni «equiparazione al matrimonio» e contro qualsiasi ipotesi di adozioni gay. Oltre a Quagliariello, altri ultrà cattolici come Carlo Giovanardi minacciano la scissione.
Ma se il Pd volesse andare fino in fondo, potrebbe allegramente infischiarsene e cercare (e trovare) i voti altrove, tra Sel e Cinque Stelle, per varare la legge. Alfano e i suoi farebbero fuoco e fiamme ma sarebbe un gioco delle parti, che serve a Ncd per costruirsi un minimo di identità distinta dal Pd. «Non sarebbe un dramma se noi e Ncd votassimo diversamente su una materia che è parlamentare e non di governo», dice il vicepresidente del gruppo Pd Giorgio Tonini.
Il vero nodo è dentro il Pd, dove al Senato esiste una minoranza cattolica che fa resistenza contro la legge, e dove il governo stesso sembra aver timore di arrivare ad uno scontro con le gerarchie ecclesiali. È per questo, e non per timore reverenziale di Alfano o Giovanardi, che si sta facendo una discreta marcia indietro sulla stepchild adoption , ossia l'adozione interna alla coppia. «La parte maggioritaria del Pd - spiega lo stesso Tonini - è favorevole, ma c'è una parte di noi che ritiene sia più giusto parlare di affido. Ci siamo presi una pausa di riflessione per cercare un punto di incontro».
Annusando la trappola, il movimento per i diritti gay già insorge: «Suscita stupore la posizione già esplicitata da un gruppo di senatori del Pd, che si oppone alla stepchild adoption proponendo in alternativa una sorta di affido rafforzato», dice Aurelio Mancuso, presidente di Equality ma anche dirigente Pd.
Il timore che il testo, di qui ai prossimi mesi, venga ulteriormente annacquato nei suoi punti più sensibili è assai diffuso, nel partito del premier. Magari con la segreta speranza, si spiega, che a cavare le castagne dal fuoco alla politica sia alla fine la Corte Costituzionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.