Scontro fra tifosi ultrà: Riccardo muore accoltellato. Anche il fratello del killer in carcere per omicidio

Un coro scatena la guerriglia. Confessa Jacopo De Simone, il suo fratellastro Carmine uccise due mesi fa Luciano Muttoni per 50 euro

Scontro fra tifosi ultrà: Riccardo muore accoltellato. Anche il fratello del killer in carcere per omicidio
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I cori da stadio, la rissa con spranghe e catene, la coltellata fatale. È morto in pochi minuti Riccardo Claris, 26 anni, laureato in Economia e Commercio, da qualche anno ultrà dell'Atalanta. A ucciderlo con un solo fendente alla schiena Jacopo De Simone, 19 anni, tifoso dell'Inter. L'assassino, fermato dai carabinieri ancora sporco di sangue accanto al cadavere del 26enne, è stato arrestato in flagranza di reato per omicidio volontario.

Portato in caserma, De Simone confessa. «Sono sceso in strada per difendere mio fratello» spiega. Che, invece, si trovava altrove. A ricostruire la drammatica vicenda accaduta sabato notte, i carabinieri della sezione operativa di Bergamo assieme al pm di turno Guido Schininà. È passata l'una al Reef Cafè di Borgo Santa Caterina, quartiere dove Claris abitava assieme alla madre. Un gruppetto di tifosi dell'Inter intona un coro neroazzurro tutt'altro che gradito da un gruppo più numeroso di ultrà dell'Atalanta, fra i quali la vittima. Dagli insulti alle botte. Le tifoserie si affrontano per strada, in zona stadio, volano calci e pugni. Dieci contro cinque: gli interisti cercano scampo in direzione di via dei Ghirardelli, dove abita De Simone, gli atalantini dietro. Il 19enne corre a casa per cercare il fratello. Non lo trova, si convince che è stato aggredito dagli ultrà della Dea. Afferra un coltello di ceramica lungo 20 centimetri e corre di nuovo in strada. Si getta nella mischia e colpisce il primo che gli capita a tiro, Claris. Un omicidio assurdo: entrambi incensurati, i due tifosi nemmeno si conoscono tantomeno hanno mai avuto contatti fra loro. «Da casa sentivamo urlare: Ha un coltello!» racconta un vicino svegliato dalla compagna per le grida. Riccardo, un passato da calciatore nelle giovanili dell'AlbinoLeffe poi nella Gavarnese, è a terra. L'arma, spezzata in due, viene immediatamente recuperata dagli equipaggi delle radiomobili dei carabinieri. Viene chiamata un'ambulanza. I sanitari del 118 provano a rianimare il ferito, inutilmente. La morte viene constatata sul posto e la salma portata all'Istituto di Medicina Legale dell'ospedale Giovanni XXIII dove nei prossimi giorni verrà eseguita l'autopsia. L'autore del delitto viene fermato e interrogato fino al mattino. «Ho avuto paura, temevo per mio fratello gemello». Il ragazzo, invece, si è nascosto assieme alla fidanzata per evitare gli ultrà inferociti. Ma Jacopo non lo sa: terrorizzato, colpisce a casaccio. Carmine Francesco, suo fratellastro, è stato arrestato due mesi fa per l'omicidio di Luciano Muttoni a Valbrembo, durante una tentata rapina in casa sua.

Jacopo davanti al magistrato confessa e ricostruisce per filo e per segno la serata di follia. «Riccardo era un ragazzo perbene - racconta a Bergamo News lo zio, Luca Salvioni, avvocato -, frequentava la curva, ma in maniera sana. Era laureato in Economia, si era specializzato in Lussemburgo e da poco era stato assunto a tempo indeterminato da una società finanziaria di Milano». Chi lo conosceva lo ricorda come un giovane con la testa sulle spalle. Ma la perdita del padre suicida, due anni fa, lo aveva scosso profondamente. Il genitore, difatti, era a capo della curva della Dea e Riccardo, dopo la sua morte, entra orgoglioso nella tifoseria atalantina per ricordarlo, «come per ricongiungersi a lui e alla sua passione calcistica» ricordano gli amici.

«Era un tifoso sfegatato - aggiungono - come dimostrano cimeli e poster affissi in camera da letto». Nel settore ospiti dello stadio di Monza, durante la partita di ieri con l'Atalanta, i tifosi espongono uno striscione: «Claris ovunque con noi», accompagnato da cori e applausi.

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