L a terra continua impietosa a tremare ad Amatrice. Provocando nuovi crolli negli edifici già danneggiati dal sisma - caduti detriti anche nella scuola elementare al centro delle polemiche negli ultimi giorni - e riportando la paura tra i circa 2.500 sfollati. Il tragico bilancio dei morti resta fermo a 229, ma il sindaco parla di 232 vittime accertate ad oggi (su 290 complessivi: 11 le vittime ad Accumoli, 50 nelle Marche), e sono ancora una decina quelli da identificare. Si spera di farlo cercando sui corpi martoriati dal crollo altri segni distintivi, altrimenti non resterà che procedere con l'esame del Dna.
Qualche incertezza sul numero dei dispersi, che potrebbe aggravare la conta delle vittime. La protezione civile non si sbilancia, ma il sindaco Sergio Pirozzi sospira e spiega che qualcuno dei suoi concittadini manca ancora all'appello. «Gianni il fornaio non si trova ancora, quindi deve stare ancora lì sotto», taglia corto. Ci sono poi i morti individuati ma ancora non recuperati, nel centinaio di edifici danneggiati in città e mappati in poche ore dai vigili del fuoco anche con l'utilizzo dei droni.
Tra le vittime ancora da portare all'obitorio ci sono i tre corpi sepolti tra le macerie dell'hotel Roma, dove, a turno, le squadre dei pompieri (sono 1.050 i vigili del fuoco al lavoro in tutto il cratere di Amatrice, impegnati nelle ricerche e nella messa in sicurezza del centro storico della città Sabina, ieri per la prima volta avvicendati da altrettanti colleghi) continuano a scavare per riportarli fuori, infilandosi in stretti tunnel dove operare, tra le scosse (ieri pomeriggio una più forte, del 4.4) è un lavoro delicato e pericoloso. Si procede a rilento per evitare crolli, visto che il «Roma», collassato con la prima scossa, nella notte tra martedì e mercoledì, è affacciato su uno strapiombo, e già nei giorni scorsi le operazioni di demolizione e scavo avevano fatto precipitare macerie pericolosamente vicine alla strada sottostante, la provinciale «delle frazioni» che collega il versante di Amatrice sulla Salaria a una serie di paesini, per poi sfociare sul versante aquilano della «città degli spaghetti all'amatriciana», a ridosso del centro di coordinamento dei soccorsi.
Proprio questa via era diventata impraticabile giovedì scorso, quando una delle migliaia di scosse di assestamento (fino a ieri sera erano, secondo i rilevamenti dell'Ingv, ben 2002) aveva causato alcuni crolli e reso pericolanti una chiesa e un edificio lungo il percorso, e complicando non poco la logistica dei trasporti Ieri la strada stava per essere riaperta, quando la terra ha tremato ancora facendo collassare un muro sull'asfalto. Ma i detriti sono stati rimossi in fretta e in serata l'apertura, che di fatto risana in parte la spaccatura tra i due lati di Amatrice, sembrava imminente. Insomma, il paese è meno isolato ed è meglio collegato anche con gli altri tre comuni più duramente colpiti dal sisma, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, gli unici dove si è registrata martedì notte una magnitudo pari ad almeno 6.0.
Una buona notizia per i 6.120 uomini impegnati nel soccorso tra Lazio e Marche, tra vigili del fuoco, personale medico, forze dell'ordine, protezione civile, croce rossa e volontari di associazioni e misericordie.
Uno schieramento di forze che, nei primi giorni, ha permesso di trarre in salvo 238 persone, liberate dalle macerie delle proprie case, mentre i feriti ancora ricoverati negli ospedali di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria sono al momento 388.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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