«La mafia uccide hai traditori e hai pentiti». Bastano tre minorenni con una bomboletta spray blu per uccidere l'italiano e la speranza. In Sicilia si cresce ancora a pane e mafia e, anche se Cosa nostra sembra avere smarrito il potere di un tempo, da quelle parti la puzza della malavita si fa ancora sentire. Per tre minorenni della sperduta provincia di Catania, siamo a San Pietro Clarenza, due ragazzine neanche adolescenti e un quindicenne, bisogna marcare il territorio. E sul muro scrostato ma pulito del Caseggiato Mannino che ospita una biblioteca e un centro per anziani oltre all'oltraggio sgrammaticato spunta una pistola che esplode dei colpi. I carabinieri di Camporotondo Etneo li hanno trovati grazie alle telecamere, ora i tre adolescenti rischiano una denuncia per atto vandalico. La risposta dello Stato, intenzionato a punire la bravata, li convincerà che in fondo hanno ragione a stare con i boss. Il Sud da decenni vive un eterno blackout innescato da un preciso cortocircuito: da un lato c'è il bisogno di una giustizia sociale, di qualcuno di potente che vede l'ingiustizia e la sana, senza sparare un colpo: è il disoccupato, la madre sola con il figlio malato, il cittadino a cui non arriva l'acqua.
La mafia vede, provvede e incassa voti e silenzi. Fiction come Gomorra fanno il resto. Dall'altro c'è l'obbligo di reprimere i reati, senza indulgenze. Non sia mai che mostrando il volto buono lo Stato possa sembrare debole. Ma quella maschera è caduta da un pezzo.
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