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Scuola, via la carne dal menu. Tutti contro le mense "gretine"

Governo Macron, famiglie e agricoltori contro il sindaco verde di Lione: "Tenete l'ideologia fuori dal piatto"

Scuola, via la carne dal menu. Tutti contro le mense "gretine"

Niente più carne o salumi a mensa. Lione, seconda città metropolitana di Francia e capitale della gastronomia transalpina, da oggi servirà un «menu unico» vegetariano ai suoi 30mila scolari. È l'effetto Greta Thunberg, che il Comune a guida ecologista ha deciso d'imporre a tavola senza concertazione. Trincerandosi, anzi, dietro una nobile motivazione: la pandemia. Non servendo carne, ci si difende meglio dal Covid-19.

La misura è stata infatti inserita nel nuovo protocollo sanitario in 206 scuole: ufficialmente per combattere il coronavirus. La scelta del Greta-menù appare così «giustificata», quasi necessaria. D'altronde, seguire l'esempio dell'attivista svedese vegana vuol dire anche intervenire sulle abitudini alimentari, raccontavano i verdi lionesi in campagna elettorale. Stavolta, sono andati oltre: la vice-sindaca delegata all'Istruzione Stéphanie Léger, sommersa dalle polemiche, spiega che il cambio dei cibi nelle mense è utile, quasi provvidenziale: «Per servire gli studenti più rapidamente e rendere più fluidi i pasti». Così da far rispettare il distanziamento di 2 metri.

Un conto è però accelerare il servizio nell'ambito del protocollo sanitario rafforzato. Altro è non consentire di scegliere tra hamburger e patatine o insalata, tuonano le opposizioni, che denunciano un tentativo di «promuovere il veganismo». A Parigi i ministri sono saltati sulla sedia, innescando un botta e risposta che potrebbe finire in tribunale. Di «ideologia scandalosa», parla il titolare dell'Interno Gérald Darmanin, che su Twitter spiega: «Oltre all'inaccettabile insulto a contadini e macellai francesi, la politica moralista ed elitaria dei 'Verdi' esclude le classi meno agiate, molti bambini hanno spesso solo la mensa per mangiare carne». Il sindaco Grégory Doucet difende la scelta: misura già adottata a Lione dopo il primo lockdown, da maggio a luglio 2020. Allora la città era guidata da Gérard Collomb, padrino politico di Emmanuel Macron. «Come mai l'anno scorso nessuno ha avuto da ridire?».

Nel frattempo, agricoltori e allevatori sono pronti a scendere in piazza contro i Verdi. L'appuntamento è per oggi davanti al municipio. La vice-sindaca ambientalista prova a smorzare le reazioni sperando di non vedere forconi: «Il pasto non è completamente vegetariano», continueranno a essere servite uova e pesce. Parla di «menu unico» provvisorio, a Lione, che potrebbe tornare alla situazione precedente entro le vacanze di Pasqua in base all'evoluzione sanitaria, con due pasti senza carne a settimana.

Da questione cittadina il «Greta-menu» è però già un caso nazionale ancor prima d'essere servito: puntando a far valere il peso dello Stato centrale in una città che ha visto trionfare il blocco ecologista - scalzando En Marche, il partito del presidente - l'Eliseo scatena l'esecutivo. Il ministro dell'Agricoltura Julien Denormandie ha scomodato persino il prefetto chiedendogli di far chiarezza. «Smettiamola di mettere l'ideologia nel piatto dei nostri figli! - tuona l'esponente del governo - Diamo loro ciò di cui hanno bisogno per crescere bene, e la carne fa parte di ciò».

Lo stesso sindaco di Lione, Doucet, a settembre definì il Tour de France una gara «machista ed inquinante». In risposta, Macron si presentò a una tappa difendendo la competizione. Oggi il presidente deve agire con cautela. Il tema green è centrale nell'agenda Macron.

Declinarlo in modo diverso dall'ecologismo spinto di Lione, senza sembrare un traditore della causa agli occhi di molti elettori, è la sua sfida elettorale più impervia in vista del voto della primavera 2022.

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