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Scuola, le lezioni a fine giugno sono un rebus. Bianchi: "Ma lavoriamo per il ritorno in classe"

Il ministro: l'istruzione deve tornare centrale, sul recupero dei giorni persi decideremo più avanti. Ma didattica in presenza al più presto

Scuola, le lezioni a fine giugno sono un rebus. Bianchi: "Ma lavoriamo per il ritorno in classe"

Mentre dalla scienza e dai tecnici comincia ad avanzare nuovamente lo spettro della chiusura delle scuole, il nuovo governo lavora invece per far tornare in classe i ragazzi delle superiori, che hanno ripreso da poco la didattica in presenza solo al 50 per cento. Ma non basta, l'idea del nuovo esecutivo è di farli tornare tra i banchi al più presto, compatibilmente con la curva epidemiologica, tanto che si sta cercando di accelerare la campagna di vaccinazione dando la priorità a docenti e personale scolastico.

Già durante le consultazioni, del resto, il premier Mario Draghi aveva fatto capire che la scuola sarebbe stata una priorità per il governo, aperto anche all'eventualità di allungare il calendario delle lezioni fino a giugno, se necessario per recuperare il tempo perso. E sabato, durante il primo Cdm, il presidente del Consiglio - fresco di giuramento - ha ricordato ai ministri come il Covid abbia fatto perdere «anni di scuola». Un tempo importante, che va recuperato. È questa una delle priorità del nuovo ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. Un tema che conosce bene, visto che proprio lui era stato chiamato da Lucia Azzolina a guidare la task-force ministeriale sulla ripartenza delle lezioni nei primi mesi dell'emergenza.

«Per i più grandi dobbiamo vedere come sta andando la pandemia, bisogna evitare una terza ondata e bisogna essere molto cauti, ma tutti stiamo lavorando perché la scuola possa tornare in presenza quanto prima», ha detto ieri l'ex rettore dell'Università di Ferrara al Gr1 Rai. Non è esclusa la possibilità di allungare il calendario scolastico, anche se è ancora presto per parlare dell'ipotesi di recupero a giugno. Il ministero è già al lavoro anche su questo: «Devo sentire tutte le voci della scuola, come ho sempre fatto». Per il momento la Cisl, con la leader Annamaria Furlan, non ha chiuso le porte: «Se sarà necessario valuteremo», ha fatto sapere. All'ordine del giorno c'è anche il capitolo sull'esame di maturità 2021. Come sarà quest'anno, visto che gli studenti delle superiori in presenza ci sono stati davvero poco? «I nostri ragazzi - ha sottolineato il neo ministro - avranno lacune solo se noi non saremo in grado, tutti assieme, di riporre la scuola al centro dello sviluppo italiano, su questo il presidente Draghi è stato molto chiaro, la scuola è strumento fondamentale per l sviluppo, quindi il problema non è recuperare qualcosa qua e là, ma rimetterla al centro».

I presidi si sono già rivolti a Draghi per chiedere innovazione e investimenti. Lo ha fatto il presidente della loro associazione nazionale, Antonello Giannelli, in una lettera al premier: «La scuola, pur reagendo all'emergenza con la straordinaria energia e l'alto senso di responsabilità di chi vi opera quotidianamente, non sempre dispone di strumenti adeguati a rispondere ai nuovi paradigmi educativi e organizzativi richiesti dalla necessità del presente», ha scritto. Il collega del Lazio, Mario Rusconi, confida invece che il nuovo ministro, «essendo persona di scuola e avendo lavorato al ministero durante il lockdown, possa risolvere le criticità che sono venute al pettine».

Ieri il dicastero dell'Istruzione ha pubblicato il documento «Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro» elaborato dal Comitato di 18 esperti coordinati dall'attuale ministro e che era stato voluto dall'Azzolina. Tra i temi trattati, come sottolineato dall'associazione nazionale insegnanti, c'è la questione irrisolta dei precari, aggravata dalla lentezza dei concorsi pubblici per assumerli. Anche questo un dossier sul tavolo di Draghi.

Ma dietro l'angolo c'è sempre il pericolo che l'andamento dell'epidemia costringa il governo a valutare l'ipotesi di chiudere di nuovo le scuole. Una possibilità che tiene banco tra gli esperti. Qualche giorno fa ne aveva parlato sulle pagine di questo giornale il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, da sempre sostenitore della didattica in presenza. Ma da quando ci sono le varianti in circolazione, neanche lui esclude più la possibilità che i ragazzi siano costretti a tornare in dad.

Una strada inevitabile per Walter Ricciardi, consigliere di Speranza.

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