Scuola da incubo. Sembra un format televisivo, è una orribile ricorrenza nelle ultime settimane. Ragazzi che aggrediscono i professori, alle volte spalleggiati dalla protervia dei genitori. Verrebbe da pensare che si tratti di un fenomeno di emulazione, un ammutinamento virale nei confronti di un'intera categoria, quella degli insegnanti, delegittimata dal disinteresse della politica, dal trionfo della burocrazia, dalla scarsa collaborazione delle famiglie; ma ci sentiamo di escludere che ragazzini della scuola media leggano sui giornali delle imprese dei loro «colleghi» e traggano ispirazione per una chanson de geste della vergogna.
Fatto sta che gli episodi si susseguono. L'ultimo arriva da una scuola media della Valle del Savio, nell'Appennino cesenate ed è avvenuto una settimana fa. Lo racconta il Resto del Carlino. Lo studente, del quale non si conosce l'età precisa, ma che ha meno di 14 anni e non è quindi penalmente perseguibile, era già noto nell'istituto per i suoi comportamenti bizzarri e prepotenti. Più di una volta i genitori dei suoi compagni si erano lamentati per i suoi atteggiamenti che intimorivano i compagni. Quella mattina il ragazzino ha però esagerato: ha preso a giocare allo spadaccino con un cacciavite trovato chissà dove, disturbando le lezioni e spaventando i compagni. La professoressa che in quel momento si trovava in classe ha cercato di arginare la spavalderia dell'alunno, ma con scarsi risultati. Quindi ha avuto l'idea di chiamare una collega che in passato si era guadagnata la fama di essere l'unica in grado di gestire il suo carattere. Ma stavolta la «domatrice» ha avuto la peggio, perché il ragazzino, quando l'ha vista entrare in classe, le ha sferrato un pugno in pieno volto, ferendola al naso. Per la donna una prognosi di cinque giorni e certamente il desiderio di non trovarsi più davanti quel ragazzo violento.
Con quella cesenate salgono a sei le aggressioni avvenute nelle ultime settimane nelle scuole italiane. E sorprendentemente è la scuola media quella più di trincea, con il caso della Val Nure in provincia di Piacenza, dove il 30 gennaio uno studente ha colpito più volte sul braccio offeso la sua insegnante, e quello premeditato del genitore di Foggia che è entrato in una scuola e ha aggredito il professore colpevole a suo dire di avere picchiato il figlio, che invece era stato solo rimproverato per il suo comportamento aggressivo nei confronti dei compagni. La scuola superiore è invece stata teatro di tre episodi, due avvenuti ad Avola (Siracusa) anche qui con protagonisti i genitori nei panni dei giustizieri dei figli vittime di presunte ingiustizie.
E poi c'è la storia assurda di Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta: uno studente diciassettenne che addirittura accoltella la professoressa vorrebbe interrogarlo. Scommettiamo che la contabilità sarà presto aggiornata.
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