Quello che ci aspetta sarà una Maturità contagiata dal virus. Quello del«vorrei, ma non posso». Sì, insomma, un esame-farsa. Poco più di una commedia, se non fosse che il contesto resterà quello della tragedia-covid che, almeno a fine giugno (quando la maturità dovrebbe prendere il via) speriamo di esserci messo alle spalle. Ma le cicatrici resteranno. E in un sistema-scuola già disastrato in condizioni normali, è inevitabile che la straordinarietà del post-epidemia creerà ulteriori problemi. Il tutto aggravato da una circostanza che da viale Trastevere (quartier generale del dicastero dell'Istruzione) non hanno ancora trovato il coraggio di ufficializzare: e cioè che ormai in classe non ti tornerà più fino al termine dell'anno scolastico. Proseguendo nell'attuale stillicidio di pseudo-lezioni virtuali, buone solo per dare a docenti e alunni la sensazione di «fare qualcosa», ma che, in realtà, con accresceranno di una virgola la preparazione degli studenti. Anche se, sul punto, la ministra è ovvio che la pensi diversamente: «Degli 8,3 milioni studenti costretti a casa, ne sono stati raggiunti 6,7 milioni». Un «successo». Ingigantito dal fatto che - sempre secondo i dati in possesso della Azzolina - «tra registro elettronico e nuove piattaforme, il 67 per cento delle scuole si è impegnato e il 48 per cento ha fatto un collegio docenti online». Ma basterebbe parlare con un qualsiasi insegnante per capire che le cose sono andate in maniera assai diversa. L'audizione di ieri della ministra a Palazzo Madama è stata un trionfo di burocratese che la dice lunga sulla «modernità» della didattica ai tempi del Movimento 5 Stelle: «Anticipo sin d'ora quella che può essere una diretta conseguenza di questo approccio di valorizzazione dei percorsi di ognuno, che riguarda la composizione delle commissioni d'esame per la scuola secondaria di II grado». Dopo il contorto preambolo, la vera notizia: «Il mio orientamento è di proporre una commissione formata da soli membri interni, con presidenti esterni. Da un lato, ciò vale a tutelare gli apprendimenti effettivamente acquisiti. Dall'altro, un presidente esterno si fa garante della regolarità dell'intero percorso d'esame». Tradotto: sarà una prova all'insegna dell'emergenza e della massima tolleranza; come dire: se già alla Maturità i tassi di promozione sfiorano il 99 per cento, quest'anno si arriverà al 100 per cento. Citando «La peste» del Decameron di Boccaccio, la ministra ha illustrato come l'emergenza scolastica sia globale: «Più di tre quarti degli studenti nel mondo sono interessati a questa crisi, 1,5 miliardi, una sfida senza precedenti». E, dopo aver confermato che «l'anno scolastico in corso è salvo in deroga al limite dei 200 giorni minimi», la ministra ha assicurato che «sta lavorando alla ridefinizione del calendario, alla valutazione, al recupero e agli esami di Stato per le scuole medie e superiori».
Azzolina ha concluso la sua informativa in Senato con le seguenti parole: «Il Ministero è già al lavoro e stiamo predisponendo tutte le misure necessarie per intervenire, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, in materia di valutazione intermedia e finale degli studenti. Si tornerà a scuola se e quando, sulla base di quanto stabilito dalle autorità sanitarie, le condizioni lo consentiranno». Cioè quando? A settembre prossimo. Incrociando le dita.
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