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Scuola, sì alla fiducia. Protesta dei docenti dentro e fuori dal Senato

Il ddl ora torna alla Camera. I grillini protestano con il lutto al braccio, dai banchi di Sel urla e lanci di carte e cartelloni

Scuola, sì alla fiducia. Protesta dei docenti dentro e fuori dal Senato

Dopo le polemiche e le minacce di non assumere i precari, alla fine il governo ha ottenuto con 159 sì, 112 no e nessun astenuto la fiducia sul maxiemendamento sostitutivo del ddl sulla Buona scuola, frutto della sintesi degli oltre 2mila emendamenti presentati in commissione da tutte le forze parlamentari. Quattro i senatori del Partito democratico che non hanno partecipato al voto: Corradino Mineo, Walter Tocci, Roberto Ruta e Felice Casson, quest'ultimo assente. Tra le proteste ora il provvedimento passa alla Camera dove è atteso in aula il 7 luglio prossimo.

Ma mentre il ministro Boschi chiedeva la fiducia del Senato, tra i banchi si celebrava un vero e proprio funerale. Lo hanno organizzato per protesta i senatori del Movimento Cinque Stelle che, con il lutto al braccio, hanno portato in Aula lumini accesi e cartelli funebri con scritto "R.I.P scuola pubblica".

Proteste anche da Sel con i senatori che indossano magliette bianche con la scritta "Libertà di insegnamento" e "Diritto allo studio" mentre usano fischietti contro il governo. Il tutto mentre la capogruppo De Petris se la prende con il ministro Giannini chiedendo "se davvero ha collaborato a questo schifo di legge". Nel frattempo Pietro Grasso ha chiesto alla senatrice Maria Mussini del gruppo Misto di togliere la maglietta bianca con la scritta "Diritto allo studio". "Che faccio uno strip-tease qui in Aula?", ha risposto lei.

Grande soddisfazione, dopo l'approvazione, del ministro Giannini, che ha difeso la scelta del voto di fiducia, parlando delle "responsabilità nei confronti dei precari" che il governo ha. "Oggi è una giornata molto importante per il nostro Governo e per il Paese", ha poi aggiunto.

Si tratta invece di una "offesa alla scuola" per la Cisl, che ha promesso di portare la battaglia sulla scuola fino ai tribunali e detto che oggi "la Costituzione è stata calpestata".

La loro contrarietà l'hanno espressa anche Walter Tocci e Corradino Mineo, che già avevano annunciato che non avrebbero accettato "una riforma finta" e dunque non hanno votato.

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