Un voto finale tra fischi, strilli, espulsioni e le consuete sceneggiate da telecamera: quelli di Sel mettono sui banchi i cartelli con scritto «Oki» (non il farmaco, ma un rimando all'amato Tsipras); quelli della Lega, invece, ci hanno scritto «Giù le mani dai bambini»; i grillini recitano articoli della Costituzione a vanvera per impedire che intervengano quelli del Pd e tra le opposizioni c'è chi minaccia un referendum per abrogarla.
Alla fine i numeri sono sotto la maggioranza assoluta: 277 sì, 173 no e 4 astenuti. «Numeri dovuti più alle assenze che al dissenso», assicura il ministro Stefania Giannini. Quattro voti a favore sono arrivati da deputati di Forza Italia vicini a Denis Verdini, mentre in cinque nel Pd hanno votato contro, incluso il reduce dalle celebrazioni pro Tsipras ad Atene D'Attorre. A loro vanno aggiunti ovviamente anche i «fuoriusciti» dal Pd (anche loro reduci ateniesi) come Civati o Fassina.
In diversi, nella minoranza Pd, hanno preferito invece defilarsi e anticipare il weekend per non partecipare al voto: tra loro Bersani, Speranza, Cuperlo, la Bindi. In tutto circa una ventina di «dissidenti» politici, che si allineano alla Cgil e che già riflettono su un futuro distacco dal Pd a guida renziana. Soprattutto nel caso in cui, alle prossime elezioni, la loro ricandidatura fosse in dubbio.
La «Buona Scuola» è legge - manca solo la firma di Mattarella - e la sua via crucis è finalmente terminata. Matteo Renzi celebra il risultato, ringrazia «una maggioranza straordinaria» e sottolinea i punti cardine della riforma: «Centomila assunzioni, più merito e più autonomia». Sull'entità precari che verranno assorbiti nelle diverse fasi del piano assunzione c'è una vera e propria guerriglia di cifre tra governo e sindacati, fatto sta che secondo i calcoli della Cisl verranno assunti a tempo indeterminato, in tornate successive di qui a fine anno, 102.734 precari. Una media di 7 per ogni istituto, calcola il governo. A questi si aggiungeranno circa 28mila assunzioni annuali per quelle specializzazioni carenti nelle graduatorie ad esaurimento (in particolare le materie scientifiche, poco praticate dalla massa dei precari), che potranno poi partecipare al futuro concorso, che si punta a bandire in autunno, per 60mila posti che dovranno coprire le cattedre vacanti previste per il prossimo biennio.
Un'opera di colossale sanatoria del precariato, che dovrebbe nelle intenzioni azzerare le supplenze e dare stabilità agli aspiranti docenti. Ma, nonostante le intenzioni, l'operazione Buona Scuola si è ritorta contro i suoi promotori, in una rivolta senza precedenti del mondo della scuola, aizzato dai suoi mille sindacati e sindacatini, contro il governo. Lasciando sul campo morti e feriti, incluso un pezzo di elettorato di centrosinistra che - nel Pd ne sono convinti - è stato perso alle ultime Regionali grazie alla battente propaganda anti-riforma: la grande vendetta dei sindacati, Cgil in testa, che dopo essere stati sbaragliati dal premier sul Jobs Act hanno usato la scuola come facile massa di manovra per colpire il governo.
E vogliono continuare a farlo: «Da settembre renderemo le scuole ingovernabili», minacciano gli studenti. «Ogni istituto diventerà una Stalingrado», arrivano a proclamare i sindacalisti del Gilda. Gli insegnanti «in lotta», già pregustano un autunno di ferro e fuoco, sul modello dei tassisti francesi anti-Uber. In attesa della rivoluzione di settembre, però, studenti e prof vanno al mare e il governo Renzi incassa il sì definitivo della Camera ad una delle sue riforme più contestate.
di Laura Cesaretti
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