Scuola, pochi test e numeri della Dad incerti. L'ira dei presidi: "L'esercito? Non si è visto"

Scarsa trasparenza sui dati dei contagi nelle classi. I sindaci: pass anche per gli studenti. Il no dei dirigenti. "Viola il diritto all'istruzione"

Scuola, pochi test e numeri della Dad incerti. L'ira dei presidi: "L'esercito? Non si è visto"

Alunni a scuola soltanto con il green pass, dalle elementari alle superiori. I sindaci hanno messo sul tavolo la richiesta di chiudere le porte degli istituti anche ai ragazzi se privi di pass. Richiesta che sarà valutata nella prossima cabina di regia convocata dal premier, Mario Draghi. Si potrebbero frequentare le lezioni in presenza soltanto se vaccinati o con tampone negativo nelle 48 ore come già accade all'Università. Ma la strada da percorrere non è in discesa. I primi a mettere le mani avanti sono i presidi: così si lede il diritto allo studio. Favorevole invece la Fidae, federazione che raccoglie le scuole cattoliche.

A preoccupare il governo gli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità che mostrano come il virus corra tra i non vaccinati e dunque tra i più giovani, 5/11 anni, per i quali la campagna vaccinale è iniziata tre giorni fa mentre l'incidenza di casi Covid nell'ultima settimana è salita a 317 casi per 100mila per la fascia 0-9 anni, contro i 275 casi della scorsa settimana. Nella fascia 10-19 anni è salita invece a 296 casi.

Purtroppo anche per la scuola sono ancora troppi i problemi irrisolti fin dall'inizio della pandemia. Il primo è la mancanza di trasparenza sui dati. Quanti sono effettivamente gli studenti in dad? Ci sono soltanto dati disaggregati che arrivano da regioni e comuni e una generica percentuale, ovviamente in crescita, fornita dalla sottosegretaria al ministero dell'Istruzione, Barbara Floridia: lo 0,41% degli studenti sarebbe positivo e circa il 2% in quarantena. In numeri assoluti si tratta di circa 37mila ragazzi positivi e oltre 100mila in quarantena. E con la circolazione accelerata di Omicron l'ipotesi di ritrovarsi con milioni di studenti in dad nel giro di un paio di settimane dal ritorno a scuola è verosimile.

La lettera appello al governo è firmata dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci; da Roberto Gualtieri, Roma; Giuseppe Sala, Milano; Gaetano Manfredi, Napoli; Matteo Lepore, Bologna; Dario Nardella, Firenze. «Se non si prende un provvedimento urgente, dopo la pausa natalizia questo sarà l'amaro dono nella calza della Befana. Avremo tutti in Dad», scrive Ricci.

Una scelta bocciata dai dirigenti scolastici. «La scuola necessita di una estrema e doverosa gradualità nell'introduzione di misure che potrebbero comportare una compressione del diritto all'istruzione, pur se determinate da ragione di salute collettiva» dice il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Lo scoglio di fronte ad una regolare frequenza delle lezioni in presenza per i presidi è un altro: il testing che ancora non funziona. Passa troppo tempo tra la scoperta di un positivo e l'esecuzione dei tamponi per i suoi contatti. E dunque la dad si allunga. E i rinforzi promessi dal governo con la messa in campo della struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo, denuncia l'Anp, non si sono ancora visti. «Attendiamo ancora di vedere gli esiti dell'intervento delle forze messe in campo dal generale Figliuolo sul rafforzamento del testing nelle scuole», dice Giannelli.

Le scuole speravano in «una rapida inversione di tendenza in termini di efficienza delle Asl» per testing e tracing in modo da garantire la scuola in presenza, spiega Giannelli. Al momento però «non sembrano esserci significative novità in questo senso».

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