Il primo giorno di scuola del nuovo anno comincia nel caos, con 3 milioni e mezzo di bambini che rischiano di trovare le cattedre vuote e le aule chiuse. I loro maestri e le loro maestre infatti stamattina saranno in piazza a incrociare le braccia davanti al Ministero dell'Istruzione o nelle fila di sit-in infuocati da Torino a Bari.
Si annuncia ad alta partecipazione lo sciopero indetto dai sindacati Anief, Cub, Cobas, Saese contro la sentenza con cui il 20 dicembre il Consiglio di Stato che ha escluso la possibilità di ottenere il ruolo con il solo vecchio diploma magistrale. «Saranno in migliaia», annuncia l'Anief che parla di mobilitazione record e ha chiamato a raccolta il popolo dei docenti di scuole materne e primarie, i cosiddetti diplomati «condannati alla precarietà»: per quattro ore, dalle 9 alle 13, sono previste contemporaneamente manifestazioni davanti gli Uffici Scolastici Regionali di Torino, Milano, Bologna, Palermo, Cagliari, Catanzaro e Bari.
Si tratta di seimila neoassunti che ora temono di tornare a fare i supplenti e di 44mila inseriti in graduatoria con riserva che coltivavano la speranze di agguantare, prima o poi, il tempo indeterminato: il boccone amaro è arrivato sotto l'albero con il verdetto della magistratura che ha confermato che il loro titolo, il diploma conseguito fino al 2001, è sì abilitante, ma non è sufficiente per il posto fisso.
I sindacati sulle barricate chiedono la conferma delle assunzioni di coloro che hanno superato o stanno superando l'anno di prova, e d'altra parte di assumere chi è stato inserito con riserva nelle Gae (graduatorie a esaurimento, il canale per poter ottenere, appunto, il posto di ruolo).
Oggi la resa dei conti, ma la rabbia scorre da giorni con manifestazioni a Milano e Torino: «Le famiglie italiane si accorgeranno cosa vuol dire perdere il maestro del proprio figlio, dopo diversi anni, per colpa di una sentenza - sottolinea Marcello Pacifico, dell'Anief-Cisal - che non doveva neanche essere pronunciata, vista l'assenza di un conflitto di giudicato per una categoria, composta appunto dai docenti della scuola dell'infanzia e primaria, che è stato volutamente dimenticato dal governo e dal Parlamento, anche con l'esclusione dal piano straordinario di assunzioni come dal nuovo sistema di formazione e reclutamento».
Giovedì scorso il tentativo del Miur di trovare un'intesa con i sindacati per scongiurare l'astensione di massa ed evitare disagi alle famiglie è caduto nel vuoto. Il ministro Valeria Fedeli ha fatto sapere di aver richiesto «un'interpretazione corretta» del verdetto all'Avvocatura dello Stato e ha dispensato rassicurazioni: «La decisione ha la funzione di assicurare che i giudici amministrativi interpretino in maniera uniforme la normativa, in occasione delle future sentenze e tenuto conto che in passato vi erano stati diversi orientamenti giurisprudenziali», e «non ha effetti immediati su tutte le situazioni giuridiche soggettive dei diplomati magistrali e dei contro interessati laureati».
Dall'altra parte della barricata infatti ci sono loro.
L'esercito dei 48mila laureati e laureandi in scienze della formazione primaria, che dal 2009 non hanno più titolo di entrare nelle Gae se non abilitati. Molti diplomati stanno insegnando in virtù di una sentenza di primo grado dei Tar. Che ora guarderanno alla strada tracciata dal consiglio di Stato. In mezzo ci sono gli studenti e le loro famiglie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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