Francesca Angeli
Roma Imporre ai genitori di vaccinare i propri figli a tutela della salute pubblica è un principio contemplato dalla nostra Costituzione. Ergo ricorso infondato da parte del Veneto e obbligo di profilassi legittimo per la frequenza scolastica. I dieci vaccini obbligatori insomma vanno eseguiti.
La Consulta ieri ha stabilito precisi confini entro i quali le Regioni possono muoversi autonomamente rispetto alle politiche sanitarie imposte dallo Stato a livello nazionale e ha chiarito così che il diritto alla salute non è soltanto un diritto dell'individuo ma anche della società nel suo insieme. La decisione dei giudici costituzionali rispetto al decreto varato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, avrà dunque ripercussioni anche più estese di quelle immediate sui vaccini rispetto al diritto da parte del governo centrale di imporre alle Regioni scelte in materia di politica sanitaria in nome del diritto alla salute di tutti i cittadini.
Il ricorso presentato dal governatore del Veneto, Luca Zaia non metteva in discussione l'efficacia o la sicurezza delle vaccinazioni ma esclusivamente il principio dell'obbligo, cancellato dal Veneto nel 2007 sostituendolo con quello della raccomandazione. Tutte le vaccinazioni dunque erano semplicemente «raccomandate» e non imposte. Ma la Corte ha dichiarato «non fondate» le ragioni del ricorso ritenendo «ragionevole» che si affidi al legislatore nazionale la facoltà di scegliere in questo campo a tutela della «salute individuale e collettiva». Anche perché, ha osservato la Corte, «tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell'ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea)». Inoltre il calo delle copertura vaccinali giustifica il passaggio «da una strategia basata sulla persuasione a un sistema di obbligatorietà».
I giudici fanno notare che l'obbligo è stato anche attenuato. Le sanzioni sono state sensibilmente ridotte e in ogni caso le autorità sanitarie devono cercare, prima di comminare eventuali multe, di persuadere le famiglie ad aderire al programma vaccinale. Nessun alunno infine può essere escluso dalla scuola dell'obbligo ma inserito in classi dove tutti sono immunizzati.
«Vaccinarsi è un atto di responsabilità sociale oltre che di tutela della propria salute - afferma il medico Roberto Burioni, il paladino provax intervistato da Radio Radicale - Con il vaccino si difendono anche gli individui più deboli». Burioni plaude alla decisione della Consulta ma considera il decreto sull'obbligo una sorta di ammissione di fallimento perché, spiega, «in un Paese civile le persone si vaccinano perché è un dovere sociale non perché obbligate».
Amareggiato invece lo sconfitto Zaia. «Prendiamo atto di questa sentenza della Consulta, che rispettiamo - afferma - Ho difeso un modello che esisteva da dieci anni, fondato sulla libertà di scelta e sul dialogo con le famiglie. Non ci siamo mai opposti alle vaccinazioni e anzi mi spiace che la difesa di questo modello sia stata presa come una posizione novax. Ora si passa alla coercizione».
Matteo Renzi esulta e parla di «un piccolo passo per il
diritto, un grande passo per la scienza». Anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, esprime in un tweet grande soddisfazione perché, dice, «il decreto protegge la salute dei nostri bambini e di tutta la comunità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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