Se battono la Troika a questi greci perdoniamo il look

Avanza la retorica giovanilistica degli "scravattati". Ma conta il buon senso

Se battono la Troika a questi greci perdoniamo il look

Alexis Tsipras, esteticamente, non è un gran che, un po' come il suo omologo spagnolo col codino. Ti dà l'idea di quella Grecia levantina per definizione, un po' untuosa e un po' molliccia. Magari scaltra, senz'altro inaffidabile. Poi però vedi che si è scelto come ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, mascella quadrata, naso aquilino, cranio rasato e dolicocefalo, uno che sembra appena uscito dall'Iliade, e ti rendi conto che è tutto più complicato. Del resto, se guardiamo ai nostri vertici istituzionali, neopresidente della Repubblica e baby-presidente del Consiglio, chi direbbe che l'Italia ha dato al mondo Giacomo Casanova e Marcello Mastroianni?

Certo, il look retorico dei membri della nuova leadership greca grida vendetta: giacconi impresentabili, camicie dai colori improbabili, la mistica dei senza cravatta che ricorda un po' quella dei sans-culottes d'antan ... Il tutto però ha una sua logica ed esprime un messaggio: non ci sono soldi, abbiamo altro cui pensare, l'eleganza è l'ultima delle nostre priorità. Non hanno torto, ma confondono la classicità con Bisanzio, pensano che una giacca ben tagliata o una cravatta ben annodata siano l'eccesso, e non la forma che è sostanza. Un tempo, gli umili la domenica indossavano la camicia bianca, simbolo di decoro, non la canottiera con cui andavano a sudare. I neopoveri d'oggi, quelli veri e quelli finti, vestono social, più che casual, lo stile-teenager delle sneakers, dei jeans e dei giubbotti, giubbini, felpe ( tu quoque , Matteo Salvini...) e pashmine. È l'estetica del brutto e tanto vale farsene una ragione.

Qualcuno dirà che invece, e comunque, è l'estetica propria della gioventù, e non per nulla noi sfoderiamo un premier che non disdegna il «chiodo», mangia la pizza al trancio con Tony Blair e si fa fotografare con il carretto dei gelati. È il nuovo che avanza e chi siamo noi per volerci opporre? Passatisti, codini, reazionari? Tuttavia, è curioso come la retorica della giovinezza, un tempo scopertamente fascista, si sia oggi incarnata nella leadership di un partito che fu democristiano e comunista. Da quando le ideologie sono finite tra i ferri vecchi della storia, nemmeno i colori sono più quelli di un tempo e in Grecia, come in Spagna, come in Italia è tutt'al più il momento delle camicie bianche, grigie o color carta da zucchero.

Torniamo a Varoufakis, sul quale sotto il Partenone impazza lo slogan «dracmì-souvlakì-Varoufakì», ovvero il neonazionalismo in salsa ellenica: moneta nazionale, cibo nazionale, leader nazionalista. Su sua indicazione è stata bloccata la privatizzazione, con capitali cinesi, del porto del Pireo e si sta provando a dare il benservito alla Troika. Varoufakis ha un curriculum di economista di tutto rispetto, cosa che se non è sufficiente (ce l'aveva anche Mario Monti) è sempre meglio di niente. Del resto, ciò che va dicendo in giro per l'Europa è di elementare buon senso: come faccio a pagare i debiti del mio Paese, se il mio Paese non è messo in condizione di crescere per poterli pagare?

Se Syriza, il partito che l'ha portato al governo, ha un merito, è quello di aver fatto, in meno di quattro anni, piazza pulita di che cos'era la sinistra greca: tredici sigle, due partiti comunisti in lotta fra loro. Se c'è riuscito con un leader scravattato, va bene così.

Lo so, anche l'occhio vuole la sua parte. Fosse per me, le élite politiche dovrebbero assomigliare a quella immagine del Bullingdon Club di Oxford targata anni '80: si vede un gruppo di rampolli dell'Inghilterra upper class, con indosso papillon, sparati di seta color avorio sotto tailcoat blu navy scuro usciti da Savile Row, la via sartoriale inglese per eccellenza. Sono belli, sono sfrontati, sono giovani e sono superbamente eleganti. Poi però vai a vedere i nomi e scopri che se uno è Boris Jonhson, vulcanico sindaco di Londra, un altro è purtroppo James Cameron, scipito premier britannico con la fissa di orribili cravatte color salmone.

E insomma, l'abito non sempre fa il monaco, l'eleganza può rivelarsi frigida e, come diceva il poeta greco Kavafis, «che aspettiamo raccolti nelle piazze? / Oggi arrivano i barbari. / Che leggi devono fare i senatori?/ Quando verranno le faranno i barbari».

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