"Se Calenda va con i giustizialisti lo farà senza noi garantisti"

Il deputato di Azione: "Non smentisco le battaglie che ho fatto. Le condizioni erano chiare"

"Se Calenda va con i giustizialisti lo farà senza noi garantisti"
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«Io nel campo largo non ci vado: non smentisco le battaglie che ho fatto sulla giustizia. E penso non debba andarci Azione, perché quelle battaglie le abbiamo fatte insieme». Enrico Costa sospira, per nulla entusiasta, come tutta l'ala liberale di Azione, della prospettiva di sostenere la candidatura di Andrea Orlando in Liguria. «La coalizione che lo sostiene va da Avs al Pd fino a M5s spiega al Giornale e ne ha dette di tutti i colori sulle mie iniziative sulla giustizia. Sulla separazione delle carriere. Sulla prescrizione. E sulla norma sul riserbo delle indagini si sono superati: attacco alla democrazia, norma orbaniana, ceffone alla libertà di stampa».

Insomma, lì non si sentirebbe a casa

«Io sono dialogante in politica, ma è difficile farmi digerire una cosa così. Azione ha fatto una politica sulla giustizia molto garantista mentre questi cercano di far passare il garantismo come collusione e complicità con mafia e criminalità organizzata. Le condizioni di partenza erano chiare: ho aderito per primo ad Azione, eravamo all'opposizione del Conte-bis. È stato un percorso comune di persone provenienti da aree diverse in una posizione terza, di centro, alternativa al governo composto da sinistra estrema, Pd, M5s e Italia viva. Il peccato originale è stata la rottura del Terzo polo che ha portato alla frantumazione di quest'area di centro e a far evaporare, alle ultime europee, il grande risultato del 2022, portandoci a non superare lo sbarramento. Ora, se in 3 regioni al voto finiamo nel campo largo, è difficile sostenere che siamo terzi».

Ma l'alleanza sarebbe per le regionali.

«Certo, e Calenda confida in una posizione terza a livello nazionale. Ma prendiamo la Liguria: la coalizione di sinistra è nata in quella piazza forcaiola che cercava la scorciatoia giudiziaria, quella piazza in cui c'era Orlando e nella quale, dice Calenda, non bisognava andare. Ora si chiede a Orlando di rifiutare il giustizialismo, e lui lo fa, sai che sforzo. Ma all'apparenza prima si è decisa l'alleanza, poi si sono messi paletti facilmente aggirabili».

Azione ha già cambiato orbita?

«Siamo a un bivio. Leggo che sul punto deciderà la direzione del partito, ma venerdì una nota di Azione ha anticipato questa alleanza. Insomma, ci sono indizi precisi e concordanti anche se siamo molto diversi da Pd e M5s: mi pareva che con Schlein non ci fosse nulla in comune, ora però vedo più di un segnale di relazione.

Per me Azione ha la responsabilità di far sentire tutti a casa propria, anche quelli che vengono da una storia politica liberale rispetto a quella parte del partito che sta privilegiando un rapporto organico con il Pd. Non facciamoci risucchiare».

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