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Se D'Alema si sente Mourinho

Che D'Alema presuma di essere il massimo lo si deduce dal suo nome di battesimo, il giochetto è facile, provoca anche il sorriso cortigiano.

Se D'Alema si sente Mourinho

Che D'Alema presuma di essere il massimo lo si deduce dal suo nome di battesimo, il giochetto è facile, provoca anche il sorriso cortigiano. Ma adesso c'è dell'altro, perché l'arrivo a Roma di José Mourinho a guidare la «maggica», per la quale D'Alema Massimo prova passione, lo ha portato a una serie di aforismi da mandare a memoria per usi multipli. Si sa che il portoghese faccia di tutto per risultare antipatico, aggiungo che il trucco gli riesce benissimo perché in verità José ha cultura, intelligenza, sensibilità con le quali si diverte a stuzzicare chi lo provochi. Però il D'Alema avverte: «Capita a volte che siano i fresconi a definire antipatici quelli più intelligenti». Bisognerà tradurre, allo special one, quel termine dialettale, Mourinho si presentò a Milano dicendo di non essere un pirla, se ha letto l'intervista del politico piddino avrà imparato l'adattamento romanesco. Ma ad un'altra domanda provocatoria sugli ultimi risultati negativi di José che, nella Premier league, tra Manchester United e Tottenham ha collezionato più batoste, nel senso di esoneri, che trionfi, il lider maximo insiste: «I combattenti possono vincere o perdere. Solo gli ignavi non perdono mai». Roba bella ma sarebbe opportuno apportare alcune precisazioni in merito. José Mourinho è uno che ha vinto e anche molto, ha reso grande il Porto, ha restituito all'Inter il censo internazionale, è uno adorato, seguito e inseguito, per il suo carisma, dai grandi club e da donne affascinate e fascinose. Non si può dire lo stesso del nostro special zero, dico D'Alema, che alla voce vittorie non risulta in alcun tabellino importante, almeno nel settore politico mentre in quello vinicolo si sta facendo riconoscere con i suoi prodotti, variando da Cabernet Franc e Pinot nero, essendosi messo nelle mani del Luciano Moggi del mondo vinicolo, Riccardo Cotarella, ma non dimenticando l'impegno proletario cioè annunciando a tutti di scaricare lui medesimo cassette da venti chili d'uva, mica pizza e fichi. Si sa che tra i suoi nobel personali ci sia il Sauternes, considerato il tipo prevedo nulla sotto l'Yquem, perché una cosa è la lotta al capitale un'altra la pourriture noble che rende quei vigneti, a fianco del fiume Ciron, il nettare degli dei. Non bastava inebriarsi, ora è il tempo di preparare le bandiere, non quella rossa ma giallorossa, per l'arrivo di José che ignavo non è affatto, ma vincente e non per propaganda.

Lui sì.

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