
Nel giorno della festa patronale (san Giovanni Battista), l'arcivescovo di Genova Marco Tasca ha parlato alla città, sviluppando un'analisi socio-economica del capoluogo ligure e, tra le altre cose, puntando il dito contro lo sviluppo del turismo e il moltiplicarsi delle case destinate agli affitti brevi. L'argomento è sempre lo stesso: quanti destinano le seconde abitazioni agli ospiti di passaggio le toglierebbero dalla disponibilità degli studenti, creando difficoltà a questa fascia della popolazione.
L'arcivescovo dovrebbe però essere consapevole che questo non avviene per caso o a seguito di cattive intenzioni. Molti vogliono visitare la Superba, città con una grande storia e una straordinaria bellezza, e questo genera una forte domanda, a cui qualcuno si sforza di rispondere. Il sistema dei prezzi aiuta a utilizzare in modo razionale le risorse: rendendole più sociali, ossia meglio in grado di rispondere alle esigenze della gente.
Non è per nulla evidente che il risparmio sul canone d'affitto del figlio di un avvocato del Basso Piemonte che va a studiare a Genova debba essere anteposto al desiderio di una famiglia ungherese che vuole passare tre giorni in città senza dover svenarsi in un hotel.
Soprattutto, in una società basata sul rispetto reciproco, ogni proprietario dovrebbe essere lasciato in pace, senza che vi sia chi contesta l'utilizzo che egli fa del suo bene e dei suoi risparmi.
Se l'economia genovese è in crisi, almeno da mezzo secolo, è proprio perché è stata in vario modo statizzata e burocratizzata: le logiche della libera impresa sono state sostituite da un ricorso costante a norme costrittive, irrispettose dei principi del diritto.
Oltre a ciò, l'arcivescovo ha detto che in città vi sarebbe un eccesso di turismo: "un settore a bassa produttività che occupa molti lavoratori precari e sottopagati, con scarsa innovazione e bassi salari". Quale che sia la fondatezza di queste considerazioni, va tenuto presente che questo avviene perché alternative migliori non sono così facili da trovare. Chi lava i piatti in un ristorante o fa il cameriere in un bar forse sarebbe felice di guadagnare più soldi lavorando nella ricerca farmaceutica o nell'ingegneria aerospaziale. Probabilmente non ha quelle competenze.
Nelle parole indirizzate ai genovesi il prelato ha tratteggiato un quadro della società in cui mancava quello che più è urgente: da un lato l'esigenza di recuperare una migliore considerazione per l'altro e quindi anche per le sue proprietà, perché nessuno (soggetto pubblico o privato) dovrebbe usare la violenza della legge per impedire il pacifico utilizzo dei propri beni, come ogni giorno accade ai proprietari di immobili; e dall'altro una maggiore stima per coloro che, in un contestato tanto difficile (alta tassazione, alta
regolazione, burocrazia asfissiante), lavorano dove possono e come possono.Come tutti, i genovesi cercano di dare il loro meglio, anche se politici e burocrati paiono instancabili nel rendere tanto difficile l'esistenza.