Renzi (ieri) ospite di Mentana, Berlusca (domani) «chez» Fazio: che differenza che fa. Differenza abissale. Differenzona. Di strategia, di comunicazione, di campagna elettorale. Ordinaria amministrazione da una parte, evento dall'altra. Appuntamento di routine contro inedito assoluto.
A Milano, negli studi Rai di via Mecenate, Fazio scorrazza su un cuscino d'aria, portato dall'estasi. Il boom di ascolti è assicurato. Dal canto suo Luciana Littizzetto lima e affina il copione, sperando nella schermaglia diretta con il Cavaliere. Insomma, diciamola tutta: Berlusconi che va a Che tempo che fa è un bella sveglia al torpore di queste regionali, appena movimentate dal dibattito sulla riforma della scuola e dai rimborsi ai pensionati penalizzati dalla legge Fornero. Se non siamo ai livelli di due anni e mezzo fa quando, gennaio 2013, il capo del Pdl entrò da Nemico Pubblico nella tana di Michele Santoro, poco ci manca. Dopo lui e Travaglio, la coppia Fazio-Littizzetto, con i suoi autori, è quanto di più avverso a Berlusconi ci sia nella televisione italiana. Ma il Cavaliere è uomo di coraggio, che ama le sfide e preferisce il gioco d'attacco. Una bella differenza di tempra dal Renzi che molti osservatori vedono come suo emulo se non addirittura suo erede. Domenica scorsa il premier ha scelto L'Arena di Massimo Giletti per annunciare la restituzione di 500 euro a una parte dei cittadini defraudati dal blocco dell'indicizzazione delle pensioni. La prima rete Rai nell'orario di massimo ascolto è servita per una comunicazione governativa.
Quanto alle altre domande, da «partiamo dalle cose positive» (l'aumento del Pil e degli occupati) a «perché ce l'hanno tanto con lei», l'intervista di Giletti, compagno di Alessandra Moretti candidata alle regionali in Veneto («lei vuol vincere 7-0 o le va bene anche 6-1?»), è andata via in discesa. Ieri sera, ad affiancare Mentana nello studio di Bersaglio Mobile c'erano Alessandra Sardoni e Gaia Tortora, non i più ruvidi Travaglio e Damilano com'era accaduto l'ultima volta che il premier aveva accettato l'invito di La7. Tutto bene, dunque.
La differenza, tuttavia, è netta. Da una parte ci sono gli intervistatori organici, dall'altra un salotto scomodo. Da una parte la logica da Partito della Nazione, dall'altra la filosofia del bipolarismo, con parti e controparti ben dichiarate. Berlusconi che va a Che tempo che fa esprime una condotta definibile con parole come «coraggio», «attacco», «sfida». Renzi che parla con Giletti e Mentana fa pensare a «controllo», «difesa», «conservazione». Certo, sono comportamenti dettati anche dalla diversa situazione in cui si trovano i due protagonisti in questa campagna elettorale. Ma anche se non è ipotizzabile una rimonta come quella che cominciò proprio con l'ingresso del Cavaliere negli studi di Servizio Pubblico , tuttavia tra l'ex premier e quello attuale si deve registrare una differenza di fiducia nelle rispettive doti di comunicazione. Evitare gli interlocutori scomodi è un segnale di debolezza, che può inasprire i contrasti e complicare ulteriormente i rapporti.
Secondo i beninformati, il ribadito rifiuto di Renzi ad andare ospite di Santoro ha convinto il conduttore a dissotterrare l'ascia dell'opposizione e organizzare il 21 giugno proprio a Firenze l'adunata di Rossodisera . «Almeno, con Berlusconi le cose erano chiare», ha osservato l'altro giorno Michele. «C'erano una maggioranza e un'opposizione. Adesso è tutto una melassa...».Che differenza che fa.
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