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Se lo Stato non dialoga con sé

Quando lo Stato decide di dare dei soldi ai cittadini, chi operativamente se ne occupa dovrebbe avere la decenza di controllare che siano effettivamente dovuti, "prima" e con un'assunzione di responsabilità per gli errori

Se lo Stato non dialoga con sé

Quando lo Stato decide di dare dei soldi ai cittadini, chi operativamente se ne occupa dovrebbe avere la decenza di controllare che siano effettivamente dovuti, «prima» e con un'assunzione di responsabilità per gli errori. Perché quel denaro non è dello Stato ma dei contribuenti, che pagano i civil servants per gestire i loro soldi con la diligenza del buon padre di famiglia.

In questi giorni apprendiamo dell'ennesima indagine condotta dai carabinieri, con la collaborazione dell'Inps, contro migliaia di persone che hanno percepito il reddito di cittadinanza senza averne diritto, con un danno per lo Stato di 6,5 milioni di euro. C'è qualcosa che stona. Intanto, il danno non è allo Stato ma a noi contribuenti che paghiamo le tasse. Poi, e soprattutto, la collaborazione dell'Inps. È un ente pubblico demandato per il pagamento: più che collaborazione, vorremmo leggere di responsabilità. Se affido i miei soldi a qualcuno e scopro che li ha dati a chi non doveva, truffatori per l'occasione o addirittura per professione, mi aspetto che l'indagine coinvolga entrambi.

Sicuramente l'istituto di previdenza ha agito nel solco delle norme ma lo Stato, nel disporre dei soldi dei contribuenti, ha messo i suoi funzionari in condizione di verificare, in modo efficace ed efficiente, dove andasse a finire il denaro?

Approfondendo viene fuori che l'impianto della legge è costruito per dare in fretta e senza andare per il sottile. I controlli sono quasi tutti successivi e a campione, per lo più ben distribuiti tra Inps, ispettorato del lavoro, comuni, Aci, agenzia delle Entrate e ministero della Giustizia, in modo che non possa mai mancare uno scaricabarile salvi-tutti. Solo da quest'anno l'Inps effettua controlli preventivi anche chiedendo aiuto ai Comuni, con la possibilità che il funzionario risponda di danno erariale per le somme corrisposte indebitamente, mentre ancora non riesce a sapere dal ministero della Giustizia se un richiedente sia condannato per reati gravi.

Si dirà: se intensifichiamo i controlli si blocca tutto e i soldi non arrivano mai a nessuno, meglio ex post e punire chi viene beccato. Non proprio. Affinché un funzionario pubblico venga punito deve aver avuto gli strumenti per controllare, altrimenti di cosa sarebbe colpevole? Significa che tutte le informazioni in possesso della Pa devono essere centralizzate in un unico server e accessibili in cloud da tutti gli organi, limite peraltro già emerso in pandemia per i dati sanitari. Significa anche dotare la Pa di sistemi di intelligenza artificiale che possano fare in pochi secondi le verifiche, anche di merito e non solo formali, che una persona farebbe in giorni.

La macchina statale è la parte del Paese che funziona peggio e ad essa dovrebbe andare la prima fetta del Pnrr.

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