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"Se va a sinistra perde autonomia. E il suo messaggio rischia di morire"

Il professore: "Renzi è molto più lucido di Calenda ma non ha forza elettorale. Il centro? Non esiste e non esisterà più"

"Se va a sinistra perde autonomia. E il suo messaggio rischia di morire"

Obiettivo dichiarato: «battere le destre». Anche a costo di ritornare sui propri passi e di gettare alle ortiche il progetto di un grande centro. Nei sommovimenti da campagna elettorale c'è chi, come Carlo Calenda, si appresta a sacrificare la propria autonomia per aderire a una variegata colazione di sinistra a trazione Pd. Una mossa kamikaze e rischiosa a lungo termine, come osserva il politologo e docente Luiss Lorenzo Castellani.

Professore, come giudica lo smarcamento a sinistra del leader di Azione?

«Calenda ha definito la propria identità fondando un suo partito. Se dovesse allearsi con Pd, Leu, Articolo1 e Verdi, la sua capacità di innovazione subirebbe una grave battuta d'arresto. Perderebbe la sua autonomia e rischierebbe di schiacciarsi a sinistra, azzerando ogni prospettiva politica per sé e per chi lo segue. Il suo messaggio politico sarebbe morto».

Il polo centrista è già compromessa?

«L'idea di un centro autonomo doveva essere quella di costruire un orizzonte in grado di pagare in termini elettorali futuri. Ma ormai siamo in un sistema che si è bipolarizzato di nuovo e i leader centristi non vogliono rischiare. Per come si stanno mettendo le cose, il centro non esisterà più, né in queste elezioni, né nei prossimi anni».

Renzi però si è detto pronto a correre da solo: che chances ha?

«Mi sembra meno disposto a compromessi. Ma non ha la forza elettorale. Lo trovo comunque più lucido di Calenda, il quale invece sente maggiormente il richiamo dell'humus da cui proviene, dimenticando però che l'Italia non è Roma Nord e che potrebbero esserci quindi risultati meno importanti di quelli attesi».

E i Cinque Stelle in crisi di identità?

«Il Movimento non ha vantaggi ad allearsi col Pd e infatti Conte tace. Con i dem, i 5S diventerebbero un partito medio di sinistra che nemmeno può affermare le idee radicali di un Di Battista o di un Fratoianni, possibile alleato. Se si apparentassero per una manciata di collegi uninominali sicuri, non avrebbero nemmeno un gran vantaggio in termine di eletti».

In questa situazione di caos, quindi, come si orienterà l'elettorato?

«Il voto delineerà due partiti pivot, uno a destra e uno a sinistra: Fratelli d'Italia e il Pd. Gli italiani sono in maggioranza moderati, ma nello scontro politico poi vince chi ha messaggi forti.

I dem rappresentano la sinistra governativa e la Meloni è lanciata da un'opposizione di lungo periodo».

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