Si fa presto a dire: islam «moderato». Ma cosa significa in realtà? L’espressione suona strana, fate una prova e immaginate come reagireste di fronte a qualcuno che distinguesse ilcristianesimo dal cristianesimo «moderato» o il buddismo dal buddismo «moderato». «Moderato» non sembra un aggettivo adatto a definire una religione all’interno della quale, semmai, le differenze si stabiliscono in base a correnti teologiche, scuole giuridiche, varianti nazionali. In televisione e sui giornali, l’islam «moderato» salta fuori regolarmente come formula magica per chiudere il dibattito.
È il cartellino rosso da sventolare davanti a chi critica l’islam o il modello d’integrazione multiculturale. Conosciamo le argomentazioni politicamente corrette ripetute in questi giorni: non si può generalizzare, i combattenti sono una minoranza tra i fedeli, le prime vittime del fondamentalismo sono i musulmani «moderati». Cosa spiega questo ragionamento sospeso tra l’ovvio e il vago? Nulla. Come tutte le religioni, l’islam non è monolitico e dunque esiste anche quello che rifiuta la violenza. Islam «moderato» però resta una espressione tanto vacua da fornire l’impressione di coincidere con l’astensione dall’uso delle armi. Troppo poco. Sarà così fino a quando il mondo musulmano, soprattutto la parte radicata in Europa (56 milioni di cittadini, oltre il 7% del totale, contando anche la Russia), non si esprimerà con chiarezza su alcuni temi.
L’islam «moderato», qualunque cosa significhi questa espressione, è favorevole alla separazione tra Stato e religione? L’islam «moderato» crede nella democrazia e rifiuta di sfruttarne le opportunità al fine di cambiare regime? L’islam «moderato» è contrario all’ingresso della sharia nelle leggi e nelle consuetudini che regolano la convivenza? L’islam «moderato» ritiene i diritti dell’uomo inalienabili e non subordinati al Corano? L’islam «moderato» concorda sulla parità, in ogni ambito, tra uomini e donne? Basta rispondere con un sì o un no. Su questi temi, pronunciamenti netti (e soprattutto autorevoli, visto che non si capisce quali siano i veri leader delle diverse comunità) non si sono ancora sentiti, almeno nei media più diffusi.
Eppure proprio ora l’islam «moderato» dovrebbe cogliere l’occasione non solo per condannare i massacri, sfilando a Parigi, ma anche per dimostrare di condividere i valori su cui si fondano le società occidentali. Se dovessimo scoprire che le cose non stanno così, saremmo costretti a concludere che l’islam, senza distinzioni, è incompatibile col nostro stile di vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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