Caro Direttore,siamo i lavoratori del settore estrattivo del gas nel Distretto di Ravenna. Il clima che si è creato attorno a questo settore purtroppo è decisamente pessimo ed il referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare non farà che peggiorare le cose, mettendo a rischio (se dovesse essere approvato) almeno 2000 posti di lavoro per il 2017. Noi geologi, ingegneri, addetti del Distretto, abbiamo voluto scrivere una decina di punti per meglio spiegare cosa significa il settore estrattivo del gas fuori da ogni slogan e demagogia: 1. Il referendum non deciderà nulla sulle nuove «trivelle» (si chiamano in realtà correttamente nuove perforazioni) ma riguarda la durata delle concessioni già in essere, quindi aree del mare entro le 12 miglia dalla costa dove ci sono già piattaforme di estrazione di gas metano in alcuni casi da più di 30 anni. 2. Il referendum, qualora si raggiungesse il quorum, andrebbe a determinare la cessazione immediata delle attività di estrazione alla scadenza delle concessioni, tipicamente di durata trentennale, anche qualora sotto ci sia rimasto ancora un ingente quantitativo di gas metano. 3. In pratica con già tutte le strutture fatte, i tubi posati sul fondo del mare e senza dover fare nessuna nuova perforazione, saremmo costretti a chiudere i rubinetti delle piattaforme esistenti da un giorno all'altro rinunciando a circa il 60-70% della produzione di gas nazionale (gas metano stiamo parlando e non petrolio). Non potendo da un giorno all'altro sopperire a questo fabbisogno con le fonti rinnovabili il tutto si tradurrebbe in maggiori importazioni ed incremento di traffico navale (navi gassiere e petroliere) nei nostri mari, alla faccia dello spirito ambientalista che anima i comitati promotori e con sostanzioso impatto sulla nostra bolletta energetica. 4. Il referendum non fermerà le «trivelle» nelle Tremiti, perché non ci sono e mai ci saranno trivelle nelle Tremiti. Si trattava di un permesso di prospezione e studio, ben oltre le 12 miglia dall'isola e comunque non più in vigore vista la rinuncia della compagnia interessata. 5. Il referendum non fermerà la «petrolizzazione» dell'Italia come qualcuno vuole far credere: riguarda infatti le aree marine entro le 12 miglia dalla costa dove geologicamente si sono accumulati solo giacimenti di gas metano. Quello che, ricordate, ci da una mano, perché tra i combustibili fossili quello meno inquinante e recentemente riconosciuto dall'Unione Europea il Bridge ovvero quello che ci porterà avanti nella transizione verso le rinnovabili per i prossimi 30 anni. Quindi non sarebbe uno STOP al petrolio, che in Italia viene estratto quasi esclusivamente a terra in Basilicata, ma uno stop al gas, ovvero a quella fonte energetica pulita la cui introduzione ha portato storicamente alla riduzione dell'uso del carbone. 6. Le trivelle (impianti di perforazione) non uccidono il turismo. La maggiore concentrazione di piattaforme in Italia si ha davanti alla riviera romagnola che storicamente è anche la zona con maggiori presenze turistiche; estrazione di gas e sviluppo della costiera romagnola sono andati avanti di pari passo dagli anni 60 ad oggi. Viceversa regioni «senza trivelle» e che si preoccupano tanto delle trivelle hanno spiagge fatiscenti, depuratori non funzionanti e discariche abusive nel bel mezzo dei parchi naturali. Farebbero bene a preoccuparsi di quello. 7. L'estrazione di gas dal mare adriatico non provoca terremoti, c'è un rapporto ufficiale ISPRA (Istituto Superiore Protezione Ambiente) che lo certifica. Chiunque afferma diversamente afferma il falso e non conosce la geologia del mare adriatico. Infatti nel nostro mare i sedimenti, sabbie ed argille, in seguito all'estrazione del gas, si deformano plasticamente. E la deformazione plastica è l'esatto opposto dei meccanismi di rottura dei terremoti. 8. Un esito positivo del referendum avrebbe impatto devastante sull'economia di alcune regioni, nella sola Emilia Romagna 6000 persone perderebbero il lavoro in 2 anni. 9. Tutti vogliamo un mondo più pulito: le rinnovabili sono il futuro, non ancora il presente. Occorre un congruo periodo di transizione, perché affondare il sistema gas oggi senza avere ancora una valida alternativa non è intelligente, né da un punto di vista economico né per la tutela dell'ambiente. 10. Le riserve italiane di gas non sono «rinnovabili» ma sono «rimpiazzabili». Cosa vuol dire? Vuol dire che con l'affinamento di nuove tecnologie e con la progressiva conoscenza che si sviluppa su un giacimento durante la sua produzione le riserve prodotte vengono «rimpiazzate» con un tasso di rimpiazzo che molto spesso supera il 100%.
Per questo motivo l'affermazione secondo la quale, se producessimo in un colpo solo tutte le riserve di gas del nostro Paese potremmo soddisfare la nostra richiesta energetica solamente per un anno, è del tutto fuorviante. E rappresenta una errata banalizzazione della realtà.Detto quanto sopra, speriamo che i cittadini italiani possano essere informati a dovere per evitare scelte sbagliate per il futuro del nostro Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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