Valeria RobeccoNew York Sean Penn finisce nel registro degli indagati delle autorità federali messicane, che lo vogliono interrogare il prima possibile in merito alla sua intervista pubblicata su Rolling Stone con il re del narcotraffico Joaquin «El Chapo» Guzman. Tre mesi dopo la fuga dal carcere del boss della droga nel luglio scorso, la star di Hollywood lo ha incontrato in gran segreto nella giungla, un episodio che ha fatto andare su tutte le furie la Casa Bianca, come ha riferito il capo di Gabinetto, Denis McDonough, e che pone quesiti sulla posizione di Penn e delle altre persone coinvolte. Dalla cattura del barone del cartello Sinaloa, avvenuta venerdì, si procede però su un doppio binario, e mentre il 55enne due volte premio Oscar è diventato l'uomo su cui il Messico sta concentrando le sue attenzioni, l'America insiste sulla richiesta di estradizione. Insieme a Penn - ha rivelato un alto funzionario della polizia alla Cnn - è stata indagata anche l'attrice messicana Kate del Castillo, colei che avrebbe organizzato l'incontro con il narcotrafficante e fatto da interprete. Durante il primo colloquio con Penn, El Chapo ha accettato di rilasciare in un secondo momento l'intervista, ma il nuovo appuntamento faccia a faccia è saltato perché l'esercito messicano stava intensificando le ricerche del boss. L'attore, tuttavia, è riuscito a comunicare con il narcotrafficante al telefono e con un videomessaggio. La star americana ha spiegato di aver visto El Chapo lo scorso 2 ottobre in una zona della giungla nello stato messicano di Durango, e l'incontro è durato sette ore. «Mi ha abbracciato, mi ha guardato negli occhi e mi ha salutato lungamente in uno spagnolo troppo veloce per me - ha spiegato Penn -. Era molto ben curato». I due hanno «mangiato, bevuto e parlato», circondati dalle guardie del corpo di Guzman. «Sono quello che vende più eroina, metanfetamine, cocaina e marijuana al mondo», ha dichiarato con spavalderia il boss nell'intervista. Poi, si è vantato della complessa natura del suo impero: «Ho una flotta di sottomarini, aerei, camion e barche». Colui che viene considerato l'erede di Pablo Escobar ha rivelato che la sua ultima fuga è stata un'operazione accuratamente pianificata, poi ha iniziato a parlare invece della violenza insita nel business degli stupefacenti, tentando di giustificarsi e dicendo: «Io cerco solo di tutelarmi. Non attacco mai briga per primo». Quindi, ha difeso le sue «attività», dicendo che l'economia messicana non gli ha dato scelta, e ha spiegato che spera di morire per cause naturali, e non in una sparatoria. Nel corso dell'intervista, il narcotrafficante ha persino rivelato il suo parere sul candidato alle primarie repubblicane, Donald Trump. «Gli ho chiesto di lui - ha raccontato Penn -. Mi ha sorriso e poi ha esclamato, Ah! Mi amigo!». Intanto, dopo aver a lungo resistito alle richieste di Washington, il governo messicano starebbe considerando la possibilità di estradizione negli Stati Uniti per El Chapo, sulla cui testa pendono accuse per reati di droga anche in America. Il procuratore generale messicano ha detto che il procedimento per l'estradizione inizierà, ma non ha fornito dettagli sul quando.
Per ora, tuttavia, Guzman è tornato nello stesso carcere di massima sicurezza da cui era fuggito la scorsa estate. A tradirlo, dopo sei mesi di latitanza, è stata la vanità: il boss è stato catturato perché si era attivato per produrre un film autobiografico dopo la sua rocambolesca fuga dal carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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